«Voglio esprimere il mio ringraziamento a tutti quelli che si sono mobilitati per me, che mi hanno dato forza in quei giorni. Ero in isolamento ma sapere che fuori c'era chi, a...
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«Faccio appello (alla Turchia, ndr) perché liberi tutti i giornalisti - ha aggiunto - Non è accettabile essere incriminati per il lavoro che si svolge». Il pubblico «deve sapere» cosa succede nel mondo.
«Siamo stati fermati a Rihanli, lungo il confine tra Turchia e Siria - ha poi raccontato - in uno dei ristoranti più buoni della città. Si sono presentati otto agenti in borghese che ci hanno mostrato un distintivo, e poi portato in commissariato. Non avevo alcuna intenzione di andare in Siria, il mio lavoro in Turchia era di ricerca, per scrivere un libro», ha sottolineato. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero