Voleva affondare con la sua nave anche se ormai anche l'ultimo dei 1.100 passeggeri era in salvo, anche se ormai l'ultimo dei 570 membri dell'equipaggio era al sicuro,...
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Calamai aveva diretto con grande lucidità e coraggio le operazioni di messa in salvo di passeggeri ed equipaggio, ma si rifiutò di lasciare il ponte di comando. Gli ufficiali, già a bordo delle scialuppe di salvataggio dirette alle vicina nave Ile de France capirono in ritardo la decisione di morire del loro comandante e non esitarono a tornare indietro a prenderlo quando ormai l'Andrea Doria stava per inabissarsi definitivamente con il suo fantastico arredamento di lusso che comprendeva anche decine di opere d'arte.
Erano da poco passate le 23 quando il transatlantico italiano, diretto a New York, venne speronato al largo della costa di Nantucket dalla nave svedese Stockholm della Swedish America Line. La nave si inclina da un lato e perde la metà delle scialuppe di salvataggio. Affonda 11 ore dopo. Costruita dai cantieri navali Ansaldo di Genova, era la nave più bella e più veloce della flotta italiana: varata tre anni prima, fino a quel terribile giorno non aveva tradito la missione di ricostruire l'orgoglio di un paese uscito in ginocchio dalla guerra.
Non mancarono le polemiche su quella tragedia che tuttavia poteva avere un esito ben più pesante: di fatto la gloriosa carriera di Calamai terminò fra le nebbie dell'Atlantico. Il comandante genovese sapeva di avere la coscienza a posto, ma ugualmente lasciò la nave solo a forza, portato in salvo in dai suoi ufficiali. Successive ricostruzioni dimostrarono invece che non aveva commesso errori in quella terribile notte quando lo Stockholm centrò perpendicolarmente l'Andrea Doria. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero