Amatrice: «La scossa, le tende, l’attesa dei lavori, così il sisma ci ha segnato per sempre»

Amatrice: «La scossa, le tende, l’attesa dei lavori, così il sisma ci ha segnato per sempre»
Osservi il tetto e pensi al tempo, alle spese e ai lavori che sono serviti per proteggerlo da gelo, grandine e attacchi dei roditori. E guardalo adesso, quel tetto: in bilico su...

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Osservi il tetto e pensi al tempo, alle spese e ai lavori che sono serviti per proteggerlo da gelo, grandine e attacchi dei roditori. E guardalo adesso, quel tetto: in bilico su un enorme foro. Su una voragine da cannonata di guerra jugoslava.


IL SERIAL KILLER
Un anno fa il serial killer si è risvegliato e ha deciso di tornare a prendersi Amatrice e le sue frazioni (fra le quali questa, Patarico). Come aveva fatto nel 1639 e poi nel 1703. Si può dire che in Italia del serial killer si sa quasi tutto: dove ha già colpito e che danni ha fatto. Si sa che tornerà a colpire, ma si ignora quando. Per questo avevamo fatto mettere due catene che hanno tenuto in piedi la casa, il 24 agosto 2016 alle 3,36. Dicono gli esperti che un sisma di magnitudo 6 non è poi così forte. Qualcuno lo ha definito “ridicolo”. Vallo a ripetere a chi è stato buttato giù dal letto quella notte e ha avuto parenti schiacciati. Prova a dirlo a chi ha passato in tenda l’invernata dei quattro terremoti, 24 agosto 26 ottobre e poi il 30 ottobre ancora più assassino e poi 18 gennaio.

Amatrice, Accumoli, Arquata, Pescara del Tronto, Illica e altri centri sono venuti giù subito. Qui, invece, è stato un lento rovinare. Alla fine i muri sono venuti giù “come un bufalo stanco”, avrebbe detto Kipling.
Adesso cammini in quello che era un paese e trovi una casa con un tetto di cemento armato che aggetta sul vuoto, perché tre muri su quattro si sono sbriciolati. Un ombrello su un monte di macerie. La chiesa antica, danneggiata ma in piedi il 24 agosto, è crollata. La campana si è spezzata, l’hanno portata via. La grande, venerabile casa dei T., sotto al cui tetto si vedevano tracce dei colori borbonici (perché questo era l’estremo lembo settentrionale del Regno delle Due Sicilie, ceduto ai Papi con un accordo poco prima dell’Unità d’Italia) è un ammasso tragico, metà per terra, metà in precario e minaccioso equilibrio. Il paese è quasi tutto da abbattere, le ordinanze stanno arrivando.

E questa è una novità. Niente è scontato, dove il terremoto dura da un anno e non è ancora finito. Quell’agosto, dodici mesi e dodici secoli fa, la reazione fu grande e quasi immediata. Protezione civile, volontari, vigili del fuoco, polizia, carabinieri, esercito, tutti. L’Italia dette una risposta da Paese in guerra. La Salaria pareva la strada per Falluja. Poi, tirati fuori i morti e accuditi come si poteva i vivi, il tempo ha cominciato a correre. Aspettando le prime casette, s’è fatta primavera. Nel mezzo c’è stato un inverno con due metri di neve.

I LAVORI DI SBANCAMENTO
Qui in frazione, hanno iniziato soltanto ora i lavori di sbancamento per mettere una decina di Sae. Soluzioni Abitative d’Emergenza. Perché c’è stato un problema tra Regione, Comune, Autorità di Bacino. Ma alla fine, non decide tutto il Commissario? Ecco, forse i pieni poteri non sono poi così pieni. Forse più che un Commissario serviva proprio uno Zar della ricostruzione. Questo hai pensato qualche volta, quando, raggiunta Amatrice, dopo i tornanti dell’unica strada, il viottolo chiamato Romanella, hai cercato di capire quale era la procedura per stendere un telo sul tetto, recuperare i beni, dare la disdetta alla luce, sapere se casa tua è A, B, C, D o E, cioè se va aggiustata o abbattuta. Tutti gentili e disponibili, ma spesso spaesati, vaghi, contraddittori. Troppi centri di autorità.


Nel frattempo, la gente s’è organizzata: vecchie roulotte, baracche, container, case prefabbricate. Il territorio ne ha sofferto? Sì, ma non si può morire aspettando un Sae. Le vecchie case rovinate a terra sono grovigli dolorosi e osceni. È incredibile che dopo dodici mesi le macerie siano ancora al loro posto. Chi si è salvato, per restare qui ha dovuto vivere tra pareti di plastica vecchia, da camping anni ‘70. Ricostruzione? I nostri muri di pietra erano bellissimi, ma per rifarli quasi uguali bisognerà rivoluzionare tutto. Perché il killer torna. Sicuro che torna.
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Il Messaggero