Amatrice, il documentario “Come de carta” per raccontare un anno di attesa dopo il terremoto

Amatrice, il documentario “Come de carta” per raccontare un anno di attesa dopo il terremoto
La nostra scuola si è accartocciata «come se fosse de carta»: parla così, con leggerezza, un gruppo di bambini all'interno di un edificio...

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La nostra scuola si è accartocciata «come se fosse de carta»: parla così, con leggerezza, un gruppo di bambini all'interno di un edificio prefabbricato. E il ricordo va al sisma del 24 agosto 2016: Amatrice, uno dei borghi più belli d'Italia, è stata raso al suolo. È rimasto in piedi solo un campanile che svetta altissimo al centro di una spianata di macerie.


Tutto tace, un silenzio irreale e sinistro riempie quel che resta della città e frazioni popolate soltanto da vigili del fuoco ed addetti ai soccorsi. Immagini, suoni, voci che prendono vita nel documentario di Graziano Conversano «Come de carta» che Rai Cultura propone venerdì 6 ottobre alle 21.10 su Rai Storia. «Sempre più spesso - dice Conversano che ha realizzato il documentario seguendo la vita di Amatrice per quasi un anno - ci si trova a parlare del rapporto complicato che intercorre tra il cinema documentario e la verità, Herzog dice che la verità dobbiamo prenderla con le pinze, perché non saremo mai in grado di avvicinarci veramente.

Questa frase del maestro tedesco mi tormenta e mi affascina perché lancia una sfida impossibile e allo stesso tempo innesca una carica di dinamite nell'animo di documentaristi e film-maker. Partendo da questo assunto ho affrontato questo lavoro con uno spirito diverso rispetto ai miei precedenti lavori, non ho cercato storie, ma ho fatto in modo che le storie cercassero me. Mi sono volutamente smarrito tra le macerie ed i borghi distrutti rendendomi leggero e privo di coscienza critica cercando di registrare discorsi privi di suono e sguardi pieni di parole». Una comunità intera è in attesa, aspetta, dopo il terribile terremoto; non resta che attendere che succeda qualcosa. Un altro terremoto? Degli alloggi confortevoli? Infrastrutture per il bestiame? Dei negozi dove poter fare la spesa? O semplicemente si attende che la natura faccia il suo corso.
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Il Messaggero