L'Aja a processo il terrorista islamico colpevole della distruzione dei tesori in Mali

L'Aja a processo il terrorista islamico colpevole della distruzione dei tesori in Mali
Roma Sbriciolata. Sidi Yahya purtroppo non esiste più, come i Buddah giganti afghani, come una parte di Palmyra, in Siria. Ora Sidi Yahya è solo un cumulo...

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Roma Sbriciolata. Sidi Yahya purtroppo non esiste più, come i Buddah giganti afghani, come una parte di Palmyra, in Siria. Ora Sidi Yahya è solo un cumulo di mattoni, polvere e sterpaglie. Secondo la leggenda che gli anziani del Mali si tramandavano di padre in figlio, l’antica moschea di Timbuktu, in Mali, finita di costruire nel 1440, custodiva la porta celeste, il varco sull’infinito che si sarebbe aperto per la fine del mondo. Di questa soglia non c’è più nulla, solo il ricordo di una ondata di violenza dilagante, di devastazione, di annichilimento del passato e delle radici millenarie di una cultura.

 
Presso la Corte Internazionale dell’Aja si è aperto il processo contro il terrorista islamico, legato ad Al Qaeda, che nel 2013 si è reso responsabile del comando di distruggere alcuni siti considerati patrimonio dell’umanita. La moschea di Ben Omar Mohamed Aquit, il mausoleo dello sceicco  Mahmoud al-Arawani, il Mausoleo di Bahaber Babadiè, Sidi Yahya e così via. In tutto – secondo le accuse – una decina di siti di grande importanza, antichissimi, sopravvissuti per secoli e secoli, dove si custodivano anche testi e libri antichi. Un patrimonio inestimabile purtroppo perduto.  Ahmad al-Faqih al-Mahdi il terrorista, che si è dichiarato colpevole, rischia 30 anni di carcere. Ai giudici e al suo popolo ha chiesto perdono, ma forse si tratta solo di una linea difensiva, chissà. Il gruppo estremista del quale faceva parte, Ansar Dine, della galassia di Al Qaeda, nel 2012 occupando la città maliana ha fatto terra bruciata, imponendo misure oscurantiste, violente e barbare. Timbuctu era sempre stata considerata un importante centro della cultura islamica e conservava centinaia di migliaia di manoscritti protetti dall’Unesco, per questo andava distrutta. Punita. Ora della moschea restano solo tante belle immagini ma nessuno sa se sarà ricostruita.  
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Il Messaggero