«Salviamo un asset strategico per l’Italia»

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Ecco il testo della lettera che sta circolando da una settimana tra i dipendenti Alitalia del fronte del "no" al referendum, che sarà indirizzata...

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Ecco il testo della lettera che sta circolando da una settimana tra i dipendenti Alitalia del fronte del "no" al referendum, che sarà indirizzata al Presidente del Consiglio, al ministero dell’Economia e delle Finanze. al ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, al ministero dello Sviluppo Economico, al ministero delle Infrastrutture e Trasporti, al presidente della Regione Lazio, al sindaco di Roma e di Fiumicino e ai soci di Alitalia e al Consiglio di Amministrazione, oltre che ai sindacati.


Queste poche righe vogliono esprimere i sentimenti e la volontà delle “persone di Alitalia” a valle del risultato del referendum che apre scenari bui, non solo per Alitalia, ma anche per il Paese. Un risultato frutto anche della mancanza di un’adeguata informazione sui termini dell’accordo e per il poco tempo a disposizione per un confronto costruttivo fra i lavoratori ed i sindacati. Ha prevalso un NO come rifiuto verso sacrifici a fronte di un piano giudicato da molti poco credibile e verso la mancanza di strategie politiche ed istituzionali di salvaguardia e sviluppo dei vettori italiani e del trasporto aereo nazionale. Tuttavia, non possiamo accettare che il risultato del referendum sia la facile scusa per non farsi carico fino in fondo delle sorti di un “asset” strategico del paese e del lavoro di migliaia di persone. Chiediamo pertanto l’impegno a che siano messe in campo con volontà e determinazione tutte le possibili leve istituzionali, politiche e aziendali affinché siano trovate soluzioni idonee all’approvazione di un piano di reale rilancio della compagnia, credibile e lungimirante che porti con sé non solo sacrifici ma anche un vero rinnovamento. Auspichiamo, quindi, che si riesca a trovare una soluzione in queste ore, a cui vogliamo contribuire con tutto il nostro impegno, per dare una nuova chance ad ALITALIA e alle “persone” che ne riconoscono l’alto valore.
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Il Messaggero