In carcere da tre giorni, ha infilato la testa in un sacchetto e si è ucciso. Sarebbe morto così, nella cella numero 9 al quarto piano della sezione B del Don Soria...
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«Faremo tutti gli accertamenti dovuti - spiegano i carabinieri - per escludere che nella morte del detenuto ci siano state responsabilità di qualsiasi genere». Riconosciuto al bar, per caso, da un uomo che 29 anni prima era stato sua vittima, l'allenatore è stato fermato dai carabinieri in casa, mentre era in compagnia di un giovane neppure quattordicenne.
«Era consapevole della gravità del quadro accusatorio e delle proprie responsabilità - sostiene l'avvocato Massimo Taggiasco, che lo difendeva - ma era anche un uomo di 63 anni che entrava in carcere per la prima volta». E le sorelle, Isidora e Valeria, chiedono «chiarezze» sulle circostanze «quantomeno sospette» del decesso. La procura di Alessandria ha aperto un fascicolo, al momento a carico di ignoti, sul suicidio.
Il pm Silvia Saracino, alla quale è stata affidata l'inchiesta, intende «ricostruire la dinamica della morte - spiega all'ANSA - e capire cosa possa essere accaduto». Il magistrato intende accertare in particolare se l'uomo, vista la delicatezza del reato contestato, fosse adeguatamente sorvegliato. La morte mette fine all'inchiesta nei confronti dell'uomo, che era passata alla Procura Distrettuale di Torino competente sui reati di pedofilia. Nel suo appartamento erano stati sequestrati foto e video ritenuti inequivocabili dai carabinieri, ma anche diari e lettere con tanto di nomi e immagini di giovani e giovanissimi, probabili vittime delle sue attenzioni morbose. «Del suo comportamento non sapevamo nulla, non abbiamo mai avuto sospetti», dicono le sorelle. Una, Valeria, è arrivata dalla Sardegna, la regione di cui Marci, operaio in cassa integrazione, era originario e dove tornava ogni estate. «L'altro giorno, al termine dell'interrogatorio di garanzia, mi aveva promesso una spiegazione», sostiene l'avvocato Taggiasco riferendo del passato problematico di Tonino - come l'uomo era conosciuto sui campi da calcio della provincia di Alessandria - in cui sarebbe stato a sua volta vittima di violenza. «Un episodio di molti anni prima, quando da ragazzo era finito in collegio - conclude il legale - che non giustifica quello che ha fatto ma lo spiega». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero