Palermo, Aldo Naro ucciso per un cappello. La lite in discoteca

Palermo, Aldo Naro ucciso per un cappello. La lite in discoteca
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​Mentre le casse «pompavano» Give it, Schiaccio play, Prendo il volo e le altre hit disco dei Power Francers che erano sul palco e centinaia di ragazzi alzavano le braccia allegri in uno dei privèe del Goa, discoteca di tendenza palermitana, il medico di 25 anni Aldo Naro accanto alla fidanzata e ai suoi amici litigava perchè qualcuno gli aveva preso il cappellino di carnevale e non voleva ridarglielo.






Così nella serata “Dress hap carnival” è calato il gelo della morte: il litigio si è trasformato in pestaggio. Naro è stato colpito a pugni e calci ed è caduto a terra tramortito. Forse proprio mentre era a terra gli è arrivato un ultimo calcio alla nuca. Subito sono arrivati i soccorsi e l'ambulanza del 118 ha portato il giovane in ospedale. Ma Aldo è spirato, facendo piombare nell'incubo il padre Rosario colonnello dei carabinieri, la madre Anna Maria, insegnante in pensione, e la sorella Chiara. Proprio quel giorno aveva conseguito la laurea in Medicina all'Università di Palermo.



Proseguono a ritmo serrato le indagini per risalire ai giovani che hanno partecipato alla rissa. I militari avrebbero già individuato il giovane che avrebbe colpito Naro anche con un calcio alla nuca e che dopo è fuggito. Gli investigatori aiutati dai titolari della discoteca hanno visionato i filmati ripresi dalle 26 telecamere poste nel locale e hanno ascoltato decine di testimoni.



La sorella della vittima. «Ti prego dammi la forza, un angelo è andato in cielo e il male degli uomini è qui con noi. Per favore pregate per lui, troppo dolore ha visto nella sua morte, per favore ricordatelo per la sua allegria. Ci manchi tanto non c'è più famiglie senza te». Così Maria Chiara Naro scrive nella sua pagina Facebook ricordando il fratello Aldo.



«Aldo era un bravissimo ragazzo, una persona speciale, si dice spesso che qualcuno è un punto di riferimento, ma nel suo caso era così. Era davvero l'amico su cui potevi contare sempre», dice Peppe Milioto, amico di Naro. «Dai tempi di scuola abbiamo condiviso tutto: le gioie, le delusioni dello studio, bellissimi periodi di vacanza... ci confidavamo quando ci fidanzavamo o ci lasciavamo con le ragazze. Il suo sogno era quello di diventare un cardiologo. Si era laureato con 110 e lode in Medicina. Un ragazzo intelligentissimo e studiava con impegno. Era un ragazzo di grande intelligenza, posso dirlo davvero... ne ho conosciute di persone intelligenti, ma non come lui». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero