La sua autodifesa è un colpo al cuore per la mamma e il papà di Chiara, che con la figlia non hanno mai smesso di parlare anche se lei non c’è...
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L’APPOSTAMENTO AL METRO’
Maria Grazia Montani, cinquantuno anni, sostiene di «parlare quotidianamente» con la ragazza uccisa nel 2007 e di inviare degli sms con i suoi messaggi alla madre della giovane. Ed è proprio Chiara, insiste davanti ai giudici, a dirle di leggere alcuni «articoli di giornale» relativi al delitto, avvenuto a Garlasco nella villetta di famiglia in via Pascoli. «Chiara mi parlava anche nel sogno - afferma l’imputata - e alcune volte mi svegliavo urlando». La donna fornisce la sua versione anche a proposito di un incontro con Stasi avuto a Milano nel parcheggio della stazione Famagosta, nel settembre 2013. Un episodio di cui ha parlato lo stesso Stasi, parte civile nel processo, riferendo di essere stato pedinato e fotografato dalla Montani. Che, dal canto suo, riferisce di essere alla fermata della metropolitana poiché Chiara le ha detto di andare: «Mi trovavo lì perché in quel periodo, tre volte alla settimana, andavo a casa di mio padre a fare le pulizie. Quel giorno è stata Chiara a dirmi che Stasi si trovava in auto per questo sono uscita e ho scattato prima una foto alla mia macchina e poi alla sua. A quel punto l’ho visto accovacciato sul sedile posteriore». Rispondendo a una domanda del legale di parte civile, Giada Bocellari, che le chiedeva come sapesse che proprio quella fosse la vettura dell’ex bocconiano, la donna replica: «Lo sapevamo tutti qual era la sua macchina. Lo abbiamo letto sui giornali».
INSULTI E ACCUSE
Sempre dai giornali e da un libro inchiesta sul delitto, aggiunge la Montani, «ho tratto spunto per la pagina Facebook».
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Il Messaggero