Per chi suonò la campana? I suoi rintocchi frenetici dovettero dare l'allarme all'equipaggio, una speranza estrema di salvezza, nelle ore tragiche del naufragio....
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Un sorpresa inaspettata, messa a segno grazie ad un’ottima visibilità del mare, evento molto raro considerato il fondale fangoso dell’area. La campana è stata individuata vicino ad uno dei cannoni del vascello del 1500, armato con pezzi da artiglieria, che trasportava zolfo. Per l’archeologo Sebastiano Tusa, neo-assessore regionale ai Beni Culturali e già Soprintendente del Mare, «il ritrovamento di oggetti inerenti un relitto è sempre un'emozione e un'occasione per approfondire le caratteristiche dell'imbarcazione e la sua storia. Ma attraverso i reperti che si recuperano "sentiamo" anche la storia degli uomini che vissero quella tragedia.
Trovare la campana di una nave affondata è certamente l'emozione più grande poichè immediatamente giunge alle nostre orecchie il suo suono che avvertiva della tragedia in corso ponendoci sempre più intimamente vicini agli uomini che ne furono vittime».
Come spiega lo studioso, l’utilizzo delle campane a bordo delle navi risale ai tempi delle imbarcazioni a vela. «Appesa sul castello serviva a battere il tempo, avvisava l’equipaggio del cambio dei turni di guardia, veniva utilizzata come allarme generale o segnalava un incendio a bordo, e a colpi lenti e cadenzati, durante la nebbia, avvertiva della presenza per la nave all’ancora». Nella vita quotidiana a bordo della nave la campana scandiva i vari momenti e le attività: veniva usata per avvertire l’equipaggio del momento dei pasti, dava la sveglia. Con il passare del tempo le campane furono sostituite dai fischi e trombe. Il prezioso oggetto rinvenuto è stato successivamente trasferito al Roosevelt, il Centro operativo delle Soprintendenza del Mare, e preso in consegna dall’archeologa Antonella Testa.
Il Soprintendente del Mare pro tempore Stefano Biondo ha predisposto un immediato intervento di pulitura della campana per verificare se eventualmente è inciso il nome della nave e il periodo, notizie che aprirebbero interessanti scenari nella individuazione dell’antico vascello che giace da circa cinque secoli nei fondali davanti Agrigento. Per Alfonso Lo Cascio, presidente regionale di BCsicilia, «L’interessante rinvenimento dimostra che si possono raggiungere risultati eccezionali nella valorizzazione della nostra memoria storica, ponendo la Sicilia come originale modello di condivisione innovativo che può diventare un punto di riferimento per altri paesi rivieraschi». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero