Uccisa a calci, pugni e bastonate. Una morte orribile e ora l'agghiacciante verità. Farkhunda, la giovane afghana, affetta da gravi problemi psichici, uccisa due giorni fa a...
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Lo ha rivelato il generale Mohamad Zahir, capo della polizia investigativa criminale: «Non c'è uno straccio di prova – ha sentenziato oggi il responsabile delle indagini - a sostegno delle accuse lanciate alla giovane Farkhunda di aver bruciato il Corano». Ora le sue parole pesano come un macigno sulla coscienza della società afghana già divisa su questa vicenda. Tredici persone, ha annunciato il generale, sono state arrestate ed altrettanti poliziotti sono stati sospesi in attesa degli sviluppi dell'indagine. «I colpevoli saranno puniti», ha promesso Zahir.
E agghiaccianti sono pure le immagini di un video circolato sui social network che mostra i poliziotti che, inerti, non muovono un dito per fermare la rabbia cieca di un centinaio di persone che si accaniscono sulla ragazza stroncandole la vita a soli 27 anni. Non soddisfatti gli aguzzini di Farkhunda hanno poi trascinato il suo cadavere per alcune centinaia di metri per poi abbandonarlo sulle rive del fiume Kabul e darlo alle fiamme. E c'è stato pure chi, come Sharaf Baghlany si è vantato su Facebook di essere tra i carnefici di Farakhanda definendo gli assassini «nobile gente di Kabul».
Ma il sacrificio della giovane afghana, per decine di attiviste dei diritti umani, non è stato vano: «Portiamo noi la bara di Farkhunda. Era una figlia dell'Afghanistan. Oggi è toccato a lei, domani toccherà a noi», scandiscono a gran voce le attiviste che hanno portato sulle spalle il feretro fino al luogo dell'inumazione. Momenti di tensione si sono registrati quando i famigliari della vittima hanno impedito di partecipare alla cerimonia al religioso islamico Ayaz Niazi che, ore dopo il linciaggio, lo aveva definito «un atto giustificato».
Ieri, prima di partire per gli Usa, il presidente Ashraf Ghani ha disposto la costituzione di una commissione di indagine di alto livello formata da giuristi, studiosi dell'Islam, esponenti di movimenti femministi e giornalisti. A loro ha affidato la responsabilità di «indagare sull'incidente in modo appropriato e tenendo presenti le leggi afghane, presentando quindi il suo rapporto al palazzo presidenziale». «Nessuno può trasformarsi in un giudice e punire i cittadini con un comportamento ripugnante e arbitrario contrario alla Legge islamica e alla giustizia», ha sentenziato il presidente Ghani.
Intanto, per dare giustizia a Farkhunda, ma anche a tutte le figlie, sorelle, mogli e madri, si è formato un comitato popolare che ha offerto un premio di 5.000 dollari americani a chi aiuterà a trovare i colpevoli del martirio della giovane afghana. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero