Sarebbe stato il co-pilota del Boeing scomparso delle Malaysian airlines a pronunciare le ultime parole ricevute a terra. Lo ha reso noto oggi la compagnia aerea. La comunicazione...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
L'ultimo messaggio. «Le prime investigazioni suggeriscono che fosse il copilota a parlare» ha detto l'amministratore delegato della Malaysia Airlines Ahmad Jauhari Yahya in una conferenza stampa. La frase «Tutto bene, buona notte» fu ricevuta dai controllori di volo dopo che qualcuno a bordo del'aereo aveva disattivato il sistema che segnala la presenza dell'aereo a terra.
Le ricerche. Più i dettagli delle indagini vengono rivelati e più il mistero si allarga, insieme alla porzione di territorio nel quale si cerca di trovare l’aereo o suoi resti. Si rafforza l’ipotesi del dirottamento. Gli investigatori hanno allargato il campo delle collaborazioni a 25 paesi, la metà dei quali sono a nord dell’Oceano Indiano, lungo l’arco di rilevamento che il satellite ha indicato come possibile traiettoria delle sei ore di volo dopo la perdita delle comunicazioni. Un groviglio di confini ad alta tensione, tra aviazioni civili e militari che spesso non comunicano. Un profilo orografico frastagliato, che va dalle vette dell’Everest all’altopiano del Karakorum agli altipiani del Tagikistan.
Il giallo del simulatore. Gli investigatori hanno puntato sulla coppia di piloti, gli unici dei quali conoscono con certezza la capacità di guidare l’aereo in quota, e allo stesso tempo di conoscere le procedure necessarie per rendere il velivolo invisibile. A casa di uno dei due è stato sequestrato il software di un simulatore di volo che addestra ad operare in condizioni metereologiche proibitive. E' questo un elemento sufficiente ad appuntare sospetti contro di lui? Per buon conto nel frattempo si continua ad indagare su ognuno dei passeggeri, per scoprire se uno o più tra loro fossero in grado di impadronirsi dei comandi con un intento che il governo malese definisce sicuramente criminale. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero