Si è scagliato contro un dipinto di Adolf Hitler con un cacciavite, e poi è riuscito a scappare. È successo a Salò, all'interno della mostra...
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Il quadro, uno dei pochi oli su tela del fuhrer risalente al periodo precedente alla sua discesa in campo, quando aveva tentato l'ammissione all'Accademia di Belle Arti a Vienna, è stato ritirato dalla sala per qualche ora per verificare l'assenza di eventuali danni alla tela e al colore. L'uomo, che non è riuscito a danneggiare l'opera, è riuscito a fuggire, e non è stato fermato, come invece era sembrato inizialmente.
A dare la notizia è Giovanni Lettini, che ha lavorato con Sgarbi per la realizzazione della mostra ed è riuscito a bloccare l'uomo prima che avvenisse l'irreparabile. L'assalitore sarebbe un italiano di 40 ani. «La vigilanza aveva notato quest'uomo agitarsi e girare dentro il museo urlando. A quel punto sono intervenuto, lui era già nella stanza di Hitler, l'ho visto scagliarsi contro il quadro e mi sono buttato su di lui, che è scappato».
Il collezionista che ha prestato l'opera al Museo non sporgerà denuncia. Ciò nonostante Vittorio Sgarbi ha commentato duramente la notizia, dando la colpa alla legge Fiano contro la propaganda fascista: «L'episodio di violenza a un documento inquietante della storia della follia e della malvagità umana conferma l'inutilità e la provocazione di leggi che riaccendono anche legittimi odi. Ciò che è stato proibito dalla storia va guardato con disprezzo e distacco, ma senza riprodurre la censura e l'odio che proprio le dittature espressero». «La mostra sulla follia - commenta invece Giordano Bruno Guerri, direttore del MuSa di Salò - non sarebbe stata perfetta se non avesse ospitato anche un episodio di pazzia». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero