Acqua Shock, al Palazzo della Ragione di Milano le foto di Burtynsky

Saline, Cadice, Spagna copyright Edward Burtynsky / courtesy Admira, Milano
Orizzonti liquidi ci attraggono per la loro valenza emblematica: una bellezza che invita alla contemplazione. L’opera...

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Orizzonti liquidi ci attraggono per la loro valenza emblematica: una bellezza che invita alla contemplazione.


L’opera fotografica del canadese Edward Burtynsky è il risultato di trent’anni di lavoro dedicati alla natura trasformata dall’uomo, colta in diversi angoli del globo. Una vocazione ecologica che affronta temi scottanti dell’oggi, attraverso una sensibilità romantica da paesaggista dell’Ottocento, che avverte la fragilità dell’individuo di fronte al sublime degli elementi. Per la prima volta in Europa, in occasione di Expo in Città, il Palazzo della Ragione di Milano – luogo dedicato esclusivamente alla fotografia da circa un anno – presenta il progetto che l’artista canadese ha dedicato all’acqua.



La mostra, a cura di Enrica Viganò, presenta sessanta fotografie divise in sette capitoli – Golfo del Messico, Devastazioni, Controllo, Agricoltura, Acquacoltura, Rive, Sorgenti – con l’analisi di tutti gli aspetti connessi all’origine e all’utilizzo dell’acqua (fino al primo novembre. Info: www.palazzodellaragionefotografia.it).



Viaggiando dall’Asia al Sud America, Burtynsky ha trovato saline, pozzi, sistemi di irrigazione complessi, dighe e centrali geotermiche: tutti luoghi “che sono al di fuori della nostra normale esperienza, eppure partecipano con la loro produzione al nostro quotidiano”, afferma il fotografo. Nella centrale di Cerro Prieto in Messico l’acqua appare di un azzurro intenso, accattivante, ma in realtà quel colore è determinato dai residui delle miniere che alimentano le alghe. Anche le sfumature blu del Fiume Olfusá in Islanda sembrano pennellate di pittura astratta, e i vortici d’acqua gialla creati dalla Diga di Xiaolangdi, in Cina, ricordano i quadri di William Turner.



Burtynsky osserva il mondo da un orizzonte alto e ampio, e apprezza la seduzione dei fiumi rossi, anche se tale affascinante colore è prodotto dalle scorie di nickel. Il suo non è un lavoro di denuncia "tout-court". Le sue immagini risultano in bilico tra l’attrazione delle forme e dei colori e il timore delle conseguenze sulla natura dello sfruttamento dell’uomo. Con la sua ricerca, l'artista sottolinea l'ambiguità del rapporto tra la natura, che fornisce le materie prime per i consumi dell'uomo, e la preoccupazione che un eccessivo utilizzo delle risorse metta in pericolo la salute del pianeta. Citando Burtynsky, queste immagini funzionano letteralmente “come specchi d'acqua dei nostri tempi”. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero