Nessun distacco doloroso, attese, sensi di colpa. Ma mamme e figli più vicini, anche nelle Terapie intensive neonatali. Con la possibilità per i genitori di restare...
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Anche se l'accesso dei genitori nelle Tin italiane è aumentato nel corso degli ultimi 20 anni, esistono ancora grosse differenze rispetto a Scandinavia, Germania, Francia, Regno Unito. Per di più la situazione italiana è piuttosto
«disomogenea tra differenti ospedali ma senza ragioni poggiate su basi scientifiche», sottolinea la Sin. Il documento "Promozione dell'uso del latte materno nelle Unità di Terapia Intensiva Neonatale e accesso dei genitori ai reparti" appena sottoscritto prevede invece che i genitori entrino quando vogliono per visitare i propri figli ricoverati.
«È un aspetto particolarmente importante - così dichiara Mauro Stronati, presidente della Sin - perchè non solo aiuta a promuovere l'allattamento al seno nei bimbi prematuri ma aiuta anche psicologicamente entrambi. Da un lato costituisce un elemento protettivo per lo sviluppo cognitivo, emotivo e linguistico del bambino, dall'altro diminuisce sensibilmente lo stress di mamme e papà, per i quali un ricovero e la conseguente separazione nei primi giorni di vita è sempre molto difficile da accettare». «Questa giornata - aggiunge Martina Bruscagnin, presidente di Vivere Onlus - rappresenta il raggiungimento di uno degli obiettivi che ci siamo prefissati da anni. In alcune parti d'Italia le Terapie intensive neonatali sono aperte solo un paio di ore al giorno. Aprirle h24 aiuta le mamme a sentirsi utile per il proprio figlio appena nato, cosa molto difficile se posso vederlo solo poche ore al giorno».
Il documento raccomanda di favorire l’ingresso dei genitori nelle Tin, con lo scopo di sensibilizzarli sui vantaggi che l’allattamento materno e la loro presenza accanto al bambino comportano sulla salute del neonato, sia dal punto di vista nutrizionale che affettivo-psicologico. Meno ansie e separazioni, ma più affetto proprio nei primi momenti di vita: per il bene dei piccoli e delle loro famiglie, è la raccomandazione. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero