Accordo tra Myanmar e Bangladesh: rimpatrio dei Rohingya entro 2 anni

Accordo tra Myanmar e Bangladesh: rimpatrio dei Rohingya entro 2 anni
Un accordo per il rimpatrio dei rifugiati Rohingya entro due anni è stato finalizzato oggi dai governi di Myanmar e Bangladesh, dopo un'intesa preventiva raggiunta tra...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Un accordo per il rimpatrio dei rifugiati Rohingya entro due anni è stato finalizzato oggi dai governi di Myanmar e Bangladesh, dopo un'intesa preventiva raggiunta tra i due Paesi lo scorso novembre. Lo ha annunciato il ministro degli esteri di Dacca con un comunicato. L'accordo prevede la creazione di cinque campi di transito dal lato bengalese e due centri di accoglimento dalla parte birmana. I termini dell'intesa stabiliscono che il rimpatrio sia da completare «preferibilmente» entro due anni dall'inizio. Ma una data non è stata ancora comunicata. 


Intanto, un campo strutturato per accogliere fino a 30mila rifugiati Rohingya di ritorno dal Bangladesh sarà parzialmente pronto già entro la fine della prossima settimana nel nord dello stato birmano di Rakhine, nella stessa area da dove da fine agosto oltre 650mila musulmani della minoranza discriminata sono fuggiti da quella che l'Onu e gli Usa hanno definito «pulizia etnica». Lo ha scritto ieri la stampa statale birmana. Il campo di Hla Po Khaung, scrive il «Global New Light of Myanmar», si estenderà su 50 ettari e conterrà 625 edifici, 100 dei quali saranno completati entro la fine del mese. La struttura - intesa come un punto di transizione in vista di sistemazioni definitive - sarà la prima costruita nell'ambito del processo di rimpatrio concordato a novembre tra la Birmania e il Bangladesh. 


L'intesa raggiunta per il rimpatrio è vista con scetticismo dalle organizzazioni per i diritti umani e dagli stessi Rohingya, che chiedono più garanzie per la loro incolumità dopo aver visto distrutte le proprie abitazioni nei pogrom a opera dei militari birmani e di milizie di buddisti locali, che a loro volta accusano i Rohingya di aver incendiato le proprie case per attrarre la solidarietà internazionale. Uno dei dubbi principali dell'operazione è lo standard che verrà applicato dai birmani al controllo dei requisiti dei Rohingya, visti come «bengalesi» estranei al tessuto etnico nazionale e quindi privati della cittadinanza. Solo pochi Rohingya possono effettivamente provare la presenza in Birmania dei loro antenati prima che la legge sulla cittadinanza del 1982, anche perché molti hanno perso i loro averi nella precipitosa fuga.
Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero