Terrorismo, a Roma fermati due iracheni. Venezia, il mistero del turco

Cinque lingue parlate correntemente (inglese, francese, tedesco, turco e arabo), eppure non ha voluto dire niente di sé Ayan Ozturk, l'uomo di quasi cinquant'anni,...

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Cinque lingue parlate correntemente (inglese, francese, tedesco, turco e arabo), eppure non ha voluto dire niente di sé Ayan Ozturk, l'uomo di quasi cinquant'anni, arrestato due giorni fa nei pressi della stazione Santa Lucia a Venezia, mentre pregava alle 4,30 del mattino, in maniera concitata con altre cinque persone.

Aveva in una borsa una mannaia e una grossa pietra, documenti falsi e identità non ancora chiara. E' stato fermato, condannato per direttissima a un anno e otto mesi e portato in un Cie, un Centro di identificazione ed espulsione, in attesa che si riesca ad accertare quale sia la sua vera identità, e quindi che vengano compiute le verifiche sui suoi documenti turco-tedeschi, sui quali gli investigatori nutrono più di un sospetto. IL FERMO
Ma la macchina antiterrorismo messa in moto dal Viminale è riuscita a individuare un altro sospetto. Questa volta all'aeroporto di Fiumicino, sabato scorso. Gli agenti della Polaria addetti ai controlli dei passaporti, hanno notato qualcosa di strano: un cittadino in partenza per l'Iraq aveva un documento spagnolo. E quando il poliziotto gli si è rivolto parlando la lingua di Madrid, lui non ha capito e non è riuscito a rispondere. Subito dopo è stato accertato che il passaporto era vero ma era stato rubato. L'uomo è stato fermato insieme con un'altra persona che viaggiava con lui.

Come per Venezia è intervenuto lo Scip, e sono stati effettuati i controlli sulle banche dati. Ai due stranieri sono stati sequestrati anche i bagagli e i computer, all'interno dei quali è stato trovato qualcosa che ha preoccupato gli agenti: video di campi di addestramento e combattimenti. I poliziotti hanno notato anche delle abrasioni che avevano sulle dita, molto simili a quelle che si procurano i combattenti utilizzando le armi nei campi di addestramento. E' intervenuto l'Ucigos e, dopo l'interrogatorio, i due sono stati arrestati. Del caso ora si sta occupando la procura di Civitavecchia che valuterà se il fascicolo debba essere tramesso ai colleghi romani del pool antiterrorismo. L'uomo con il passaporto falso è iracheno, ma il sospetto è che possa avere anche un'altra cittadinanza europea.
 
In questo periodo i controlli a Fiumicino sono ancora più stretti. Al Leonardo da Vinci passano oltre 40 milioni di passeggeri all'anno e sono 270 gli uomini impiegati per garantire la sicurezza. Esiste, poi, un preciso protocollo di intervento che ha natura riservata e che coinvolge tutti gli uomini.

LA GUARDIA GIURATA
Lo stesso sistema è scattato l'altro giorno a Venezia. Dove è stata fondamentale l'attenzione di una guardia giurata che, vedendo un gruppo di sei persone pregare davanti al piazzale della Stazione, prima dell'alba, ha chiesto l'intervento della polizia. Cinque di loro sono stati rilasciati, ma resta da capire perché il sesto uomo, il turco Ayan Ozturk, si trovasse nalla città lagunare. E perché avesse con sé una mannaia e una pietra. Lui, per difendersi ha raccontato un mare di bugie. Ha mostrato una fotocopia di documenti poi risultati falsi, che attestavano una doppia nazionalità turco-tedesca.

«Voi sapete - ha provato a giustificarsi con la Digos - che dopo il Ramadam c'è il digiuno. Il coltello mi serve per fare sacrifici animali. Ma non ne ho ancora fatti». Al momento nei suoi confronti non vi sono accuse che configurino l'ipotesi di attentati o la minaccia terroristica. Mentre gli altri quattro fermati a Milano (tra cui tre donne) sono stati ascoltati e rilasciati, senza alcuna accusa. Si erano avvicinati al giovane - hanno dichiarato - solo perché avevano sentito parlare la loro lingua, ma sono risultati essere una conoscenza del tutto occasionale dell'indagato. E terminato il rito, hanno proseguito il loro viaggio.

IL FURTO

Le incongruenze di Ayan, invece, sono emerse subito. Ha sostenuto che il giorno prima aveva subìto a Bologna il furto di tablet e smartphone, con relativa sim card, oltre che della patente di guida e del passaporto tedesco, mostrando copia di una denuncia fatta alla questura felsinea. Nel database italiano ed europeo il suo profilo non compare. La Polizia vuole ricostruire esattamente i suoi movimenti in Italia. Durante tutta l'operazione la questura di Venezia è rimasta in contatto con il Viminale e con il capo della Polizia, Franco Gabrielli. «È stato un eccellente lavoro - ha detto il questore, Angelo Sanna - con un gioco di squadra sia con Roma che con gli Stati esteri. La risposta è stata immediata e precisa. Voglio pensare che si tratti di un falso allarme, ma posso pensare che potremo aver evitato qualcosa di peggio». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero