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«La violenza contro le donne è un fallimento della nostra società nel suo insieme, che non è riuscita, nel percorso di liberazione compiuto dalle donne in quest'ultimo secolo, ad accettare una concezione pienamente paritaria dei rapporti di coppia». Tale violenza «prende origine da una visione distorta dei rapporti tra uomo e donna, che vede la seconda come oggetto e in ogni caso come soggetto non degno di un pieno rispetto. E' nell'idea di inferiorità che pervade, ancora troppo spesso, l'approccio alla questione femminile, in cui si trovano le radici di ogni forma di violenza» è quanto ha scritto il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, in occasione della Giornata Internazionale per l'Eliminazione della Violenza contro le Donne. «Questa Giornata impone di confrontarci, ogni anno, con numeri intollerabili che testimoniano una continua, diffusa e ancora inestirpabile violenza contro le donne - ha proseguito Mattarella -. La nostra società è ancora pervasa, in differenti territori e in svariati contesti, da episodi di violenza, verbale, economica, fisica, frutto dell'idea, inaccettabile, che l'uomo possa prevaricare sulla donna utilizzando la forza. In molti casi la violenza contro le donne supera il rapporto di coppia e si riversa anzitutto sui bambini, ma anche su altri familiari, amici e persone che tentano di intervenire per arginare questa folle spirale».
«E' fondamentale che le donne che hanno subito violenza sentano intorno a loro un mondo che le accoglie e le protegge, per consentire loro di uscire dal silenzio e liberarsi da quel recinto dove è nata la violenza. Solo con una società pronta a sostenere le vittime sarà possibile sconfiggere la violenza contro le donne. Per questo è importante l'attività che ogni giorno portano avanti le istituzioni, le associazioni, le volontarie e i volontari, che tentano di costruire rifugi per curare e prevenire gli episodi di violenza», ha concluso il Presidente della Repubblica.
Sulla questione dellaviolenza sulle donne è intervenuta anche il ministro per gli Affari Regionali Maria Stella Gelmini su Rtl 102,5 durante la trasmissione «Non stop news». Il«ll codice rosso presuppone una denuncia da parte delle donne, se le denunce non arrivano è uno strumento molto importante ma non del tutto efficace». «Solo il 15%-16% delle donne - ha ricordato - trova il coraggio e le condizioni per poter denunciare le violenze.
Per Mara Carfagna, ministra per il Sud, la politica «può fare moltissimo» contro la violenza sulle donne, «ma deve cominciare a valutare» i fatti di violenza «in tutta la loro gravità e ampiezza», mentre «c'è la tendenza a comportarsi come si trattasse di eventi contro i quali c'è poco da fare, come un alluvione, un disastro 'naturalè. Non è così. I violenti si possono e si devono fermare al primo pugno, alla prima minaccia di morte». Lo dice intervistata dalla Stampa. Secondo la ministra, rispetto a qualche anno fa il bilancio «culturale è positivo: nessuno osa più dire, come era quasi normale dieci anni fa, 'ma che saranno mai due schiaffì. Il bilancio 'materialè è più deludente. Sono ancora poche le donne che denunciano, anche per la scarsa indipendenza economica che le priva dei mezzi per sfuggire a un partner violento: l'incremento dell'occupazione femminile è un dovere anche per questo». «Le donne che denunciano vanno ascoltate di più, ma soprattutto bisogna valutare meglio la pericolosità di certi uomini: non possiamo lasciare in libertà recidivi pronti ad aggredire di nuovo». A cosa mira il pacchetto di norme a cui le ministre del governo Draghi stanno lavorando? «Una serie di modifiche legislative assai incisive e ci siamo date una settimana per portare a termine l'impegno. La mia riflessione riguarda due necessità: il potenziamento dell'uso del braccialetto elettronico; il dovere di evitare un uso strumentale dei percorsi riabilitativi, che oggi vengono utilizzati da molti uomini solo per sfuggire agli arresti e magari tornare a perseguitare le loro vittime. La riabilitazione è un diritto, ma si può fare anche in carcere».
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Il Messaggero