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Il tempo di un ultimo tentativo. Poi romperà gli indugi: avanti con il generale Vannacci, candidato capolista in tutte e cinque le circoscrizioni alle elezioni europee di giugno. Per Matteo Salvini il Veneto è un rebus. Ha tenuto banco ieri sera nel Consiglio federale convocato a Roma dal segretario della Lega. Nel menù della riunione alla Camera: amministrative ed europee. Sono le seconde però a togliere il sonno al “Capitano”. Che in Veneto e in tutto il Nord-Est sogna ancora la candidatura del “Doge” Luca Zaia, escluso dalla corsa per la Regione del 2025 dopo il niet di Giorgia Meloni e di Forza Italia alla legge sul terzo mandato dei governatori.
IL REBUS VENETO
Lui, Zaia, preferirebbe di no. Vannacci è alla porta. Potrebbe guidare anche qui, il Parà del “Mondo al contrario”, le truppe leghiste verso Bruxelles. Pazienza se la scelta divide la base e la dirigenza locale. Servono voti, tanti, per risalire la china e il generale li ha, sono convinti a via Bellerio. Se non dovesse arrivare all’ultimo un semaforo verde da Zaia, via libera a Vannacci. Altrove, i tasselli sono già al loro posto. Il generale toscano sarà capolista nelle circoscrizioni dell’Italia centrale e nel Nord-Ovest.
I NODI
Certo, prima o poi i nodi verranno al pettine. Come le regionali venete per cui la Lega ha già pensato a un piano B - senza Zaia in campo - anticipato da questo giornale. E dove potrebbe allearsi con Azione e l’Udc: i contatti sul territorio sono già partiti. Prima però ci sono le Europee, protagoniste della riunione di spogliatoio di Salvini con la dirigenza leghista alla Camera. Il segretario arriva a Montecitorio e si ferma a una degustazione di dolci e gelati artigianali allestita lì. Intasca due cioccolatini alla mandorla. E i cronisti: «Uno è per Giorgia o è cioccolato amaro?». «Solo dolcezza».
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