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«A noi delle primule, dei tendoni, interessa poco. Se ci mandano le dosi, siamo pronti a vaccinare migliaia e migliaia di persone senza problemi. Ma ormai ho il timore che arriveranno a singhiozzo e dopo questa partenza simbolica del 27 dicembre, dovremo aspettare il 15 gennaio» replica l’assessore del Lazio, Alessio D’Amato, a chi gli chiede come mai ancora troppi tasselli della macchina organizzativa della grande vaccinazione di massa non siano al loro posto. Vale per il Lazio, vale per tutta Italia: prima arriveranno 9.750 dosi, un quantitativo minuscolo tanto per fare partire il Vaccine-day in contemporanea con i principali paesi europei.
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LA SITUAZIONE
Entro la fine di gennaio dovrebbero arrivarne 1,8 milioni, ma ad oggi il calendario delle forniture è tutto da decifrare. Ieri il commissario Domenico Arcuri ha detto: «Pfizer ha assicurato che nella settimana dal 28 dicembre arriveranno altre 450 mila dosi, portate direttamente dall’azienda nei 300 punti somministrazione scelti con Regioni e Province autonome». Sarà comunque una partenza lenta, mentre Regno Unito e Usa sono già molto più avanti, con numeri assai più elevati di persone già vaccinate. C’è un doppio problema, osserva il presidente dell’Ordine dei medici di Roma, Antonio Magi: «Se il flusso delle forniture non sarà costante, si rischia di somministrare la prima dose senza avere certezza che dopo 21 giorni avremo la seconda. Ad oggi non c’è ancora un calendario dettagliato, hanno raccolto le disponibilità degli operatori sanitari del settore pubblico, ma non di quelli del settore privato. Ultima preoccupazione: i flaconi, con cinque dosi, devono essere preparati con cura, diluiti. Non è semplice. L’addestramento del personale a che punto sta?».
MOBILITAZIONE
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IL PIANO
Potrebbero arrivare a Natale e già a Santo Stefano saranno consegnate in 21 siti in tutta Italia grazie all’impegno del ministero della Difesa con Aeronautica, Esercito e Marina per l’Operazione Eos. Più nel dettaglio: delle 9.750 dosi iniziali una parte sarà trasportata a Pratica di Mare dove 5 aerei (due C27J dell’Aeronautica, due Dornier Do. 228 dell’Esercito e un P-180 della Marina) raggiungeranno le mete più lontane. I restanti viaggeranno grazie a 60 autoveicoli e 250 militari. «Una risposta corale da parte della Difesa», dice il ministro Lorenzo Guerini. Tra i primi a chiedere il coinvolgimento dell’Esercito era stato il coordinatore del Cts, Agostino Miozzo. Resta un dubbio: se per 9.750 vaccini (lo 0,5 per cento delle dosi attese in gennaio) c’è bisogno di questo spiegamento di forze, cosa succederà quando invece arriveranno milioni di dosi? Un’altra frase di Arcuri è poco incoraggiante: «Non so se tutte le regioni riusciranno a fare le vaccinazioni il 27. So che il vaccino Pfizer può stare 4 giorni a certe temperature, quindi entro il 30 va fatto, ma credo che accadrà prima». Per gestire la fase della maxi vaccinazione è stato pubblicato un bando, che deve servire a trovare 12mila infermieri e 3mila medici. Ma anche in questo caso i tempi sembrano troppo lenti. Ad oggi bisognerebbe avere personale addestrato e delegato a questo tipo di servizio, una lista di persone da vaccinare con un calendario definito per la prima e la seconda dose. Tutto questo, spiegano molti medici, ancora non c’è. E la partenza del 27 dicembre sarà sì importante come forma di sensibilizzazione della popolazione, ma più simbolica che reale. Negli Stati Uniti sono già state vaccinate oltre mezzo milione di persone, nel Regno Unito pochi di meno, anche il Canada è già partito.
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