La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen avverte l'Italia sul commissario e sui conti. E mentre Giancarlo Giorgetti sale al Colle per annunciare la sua...
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Salvini: «Oltre questo governo ci sono solo elezioni, non vedo altro»
E anche sui conti, nella prima intervista concessa ai principali quotidiani europei fra cui Repubblica e Stampa, la tedesca invia un chiaro segnale: «La Commissione che presiederò monitorerà da vicino la situazione in Italia», con l'obiettivo di «riuscire a investire per stimolare la crescita, ma senza contravvenire alle regole». I messaggi per Roma, insomma, sono diretti e forti. E anche da Strasburgo il presidente del Parlamento europeo David Sassoli (Pd) invita a ponderare bene le prossime mosse: «In Europa se sei nello schema europeista sei in serie A, altrimenti giochi in una categoria dove difficilmente tocchi palla».
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Ma in Italia la bufera politica impazza. E Giorgetti sale al Quirinale per spiegare al presidente Sergio Mattarella i motivi della sua rinuncia alla candidatura europea. Tornano così a salire le quotazioni della ministro della Pubblica amministrazione Giulia Bongiorno e del capo della Farnesina Enzo Moavero, che ha scortato il ministro degli Affari europei Lorenzo Fontana a Bruxelles, nella sua prima partecipazione ad un Consiglio Affari generali. Ad attizzare il fuoco dello scontro politico sono soprattutto i due vicepremier, che si ringhiano a distanza. Il Carroccio «si è sfilato» sul voto a von der Leyen «perché non ha avuto garanzie sul commissario», attacca Luigi Di Maio. Mentre Matteo Salvini rilancia: «Da due giorni i 5stelle ed il Pd sono al governo insieme, per ora a Bruxelles. Tradendo il voto degli italiani che volevano il cambiamento. Hanno votato il presidente della nuova Commissione europea, proposto da Merkel e Macron, assieme Renzi e Berlusconi. Una scelta gravissima».
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Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, sempre più strattonato anche sulla questione del commissario, cerca di tenere la barra dritta: «Non si tratta di rivendicare una poltrona a beneficio di una singola forza politica».
Il Messaggero