Toti arrestato. Dimissioni, commissariamento, voto anticipato: cosa succede in Liguria dopo il terremoto dell'inchiesta

Il centrodestra ieri si è schermato dietro una posizione ufficiale: garantismo a oltranza

Toti arrestato. Dimissioni, commissariamento, voto anticipato: cosa succede in Liguria dopo il terremoto dell'inchiesta
Dimissioni, commissariamento, elezioni anticipate, ritorno in sella? Che succede in Liguria dopo il terremoto del caso Toti? ...

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Dimissioni, commissariamento, elezioni anticipate, ritorno in sella? Che succede in Liguria dopo il terremoto del caso Toti?

Presto per capirlo, forse, mentre monta il clamore per le accuse di corruzione mosse al governatore di centrodestra agli arresti dalla procura di La Spezia. Il centrodestra ieri si è schermato dietro una posizione ufficiale: garantismo a oltranza. Da Salvini a Tajani fino a Maurizio Lupi, leader di Noi Moderati, la formazione di cui Toti fa parte, tutti hanno fatto scudo al presidente nell'occhio del ciclone: si è innocenti fino al terzo grado di giudizio. 

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Le mosse della maggioranza

Ma la politica ha iniziato a muoversi. E già tutti si chiedono se davvero sarà possibile per Toti amministrare una Regione dagli arresti domiciliari, ammesso che la misura cautelare rimanga e non sia revocata. Intanto al governatore è subentrato il suo vice, Alessandro Piana, leghista doc che ora, come prevede la legge, ha il timone della Regione. Ma la reggenza, dice sempre la legge, dovrà essere temportanea. “Siamo vicini al nostro presidente Toti, certi che abbia sempre agito nell'esclusivo interesse della Liguria. Auspichiamo che venga fatta chiarezza al più presto e che il presidente possa così dimostrare la sua più totale estraneità ai fatti contestati", ha commentato ieri Piana, ora ufficialmente "sostituto pro tempore" di Toti.

La linea Meloni

Nel centrodestra si prende tempo, la premier Giorgia Meloni non si è ancora espressa ma ha dettato la linea ufficiale al partito: garantismo, non inseguiamo le accuse delle procure. Ma nei caminetti di Fratelli d'Italia prendono corpo altri ragionamenti. Anzitutto la convinzione che Toti non si dimetterà spontaneamente. È quanto trapelato ieri da ambienti vicinissimi al governatore ed ex giornalista: nessun passo indietro. Se ci sarà, dovrà entrare in campo una moral suasion ed è probabile che sia proprio il partito meloniano a fare la prima mossa. Se non altro per evitare, nell'attesa che la magistratura faccia il suo lavoro, di trascinare fino al voto delle europee di giugno una polemica che può azzoppare il consenso del centrodestra.

Quali strade sono percorribili? Bisogna qui tornare alla legge. Se Toti come sembra non intende dimettersi, potrebbe essere la sua stessa maggioranza, con il principale azionista FdI, a spingerlo al passo indietro. Come? Ad esempio appoggiando una mozione di sfiducia presentata dal centrosinistra in Regione. Scatterebbe così la clausola del simul stabunt simul cadent: tutto il Consiglio regionale decadrebbe e si tornerebbe alle urne. Ma è un'ipotesi al momento remota: Meloni vuole evitare una soluzione così brusca e regalare alle opposizioni una vittoria in vista del voto Ue. Come difficilissima sembra l'altra opzione sulla carta: lo scioglimento di un consiglio regionale da parte del Presidente della Repubblica, previsto solo in casi gravissimi, ad esempio per le infiltrazioni mafiose.

La finestra del voto

L'esito sempre più probabile di questo terremoto in Liguria è dunque il voto anticipato una volta che Toti, se la maggioranza entrerà in pressing, si deciderà al passo indietro. Il mandato naturale scade nel 2025, si era parlato addirittura di far slittare il voto a giugno 2026. Se si andasse subito alle urne, la prima finestra si aprirebbe per il prossimo autunno, già a settembre.

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Il Messaggero