Le gaffe di Mike Bongiorno lo avvicinavano alle gente, come ha dimostrato Umberto Eco nella sua celebre fenomenologia del principe dei presentatori tivvù, che eternò...
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E allora chiamiamolo abbaglio, cantonata, granchio, magra, ma che cos'è, se non qualcosa di simile a questo, il dire che si nazionalizza una cosa già in mano pubblica all'85%? Non vuole la parola gaffe Maduro Toninelli ma non può giocare con il senso delle cose e con la realtà dei dati di fatto. Se avesse detto «vogliamo rendere questa società pubblica al 100%», nessuno avrebbe parlato di gaffe (salvo chiedersi: ma cosa cambierebbe? Soprattutto, dove li prende lo Stato i soldi necessari?). Ma l'uso semplificato delle sue parole è diventato, non per la prima volta, il boomerang che lo riguarda.
Il Toninelli italo-venezuelano confonde la società di diritto privato (ma a controllo pubblico) con la società a controllo privato, che è cosa ben diversa. E ancora. Parla di «mangiatoia» il ministro. Ma è una «mangiatoia» una gestione che ha messo da parte 700 milioni di euro non per divorarseli, ma da destinare a nuove opere strategiche sul territorio?
C'è del grillo-chavismo nella rivendicazione demagogica per cui lo Stato risolve tutto, così il popolo non è più preda della voracità degli imprenditori. E questo cliché già è stato azionato dopo il crollo del ponte di Genova. Ma stavolta il contesto è diverso e la gaffe - o come la vuole chiamare Maduro Toninelli - rischia di diventare proverbiale. Se ci fossero ancora Fruttero&Lucentini, direbbero di lui pescando in una delle loro opere più famose: il Toninelli «è imperturbabile, la sua forza sta nel fatto di non vedersi né mai dubitare di sé».
A suo tempo, e vale per ogni tempo, Voltaire sosteneva invece che «la censura è la cosa più stupida del mondo». Ma accontentiamoci di Maduro, e non scomodiamo Voltaire. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero