Si allontana il quorum dei due terzi per la riforma costituzionale che taglia il numero dei parlamentari, necessario per evitare il referendum confermativo. Nella prima seduta...
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Il relatore, Roberto Calderoli illustrando la riforma che, essendo in seconda lettura non può essere modificata ma solo approvata o respinta, ha sottolineato che essa richiede comunque la maggioranza assoluta dei voti in Senato, vale a dire 161. Calderoli ha anche fatto una previsione, nel caso mancasse il quorum dei due terzi: «Probabilmente nessuno intenderà proporre un referendum confermativo su una riforma così condivisa dall'opinione pubblica».
Ma in discussione generale oltre al Pd (con Dario Parrini, Luigi Zanda e Alan Ferrari), anche Vitali ha preannunciato la contrarietà: «Il voto favorevole espresso a suo tempo, che rappresentava un'apertura di credito, non può essere confermato, in quanto nel passaggio alla Camera non sono state risolte le criticità segnalate durante l'esame in Commissione». Inoltre, ha spiegato, pur condividendo l'obiettivo della riduzione del numero dei parlamentari, si sarebbe dovuto al contempo prevedere meccanismi per garantire la rappresentanza democratica, con un rapporto più diretto tra eletto ed elettori», ha spiegato. Inoltre, a tale riforma, ha insistito l'azzurro, «si sarebbe dovuta affiancare un'adeguata modifica del sistema elettorale, essendo a suo avviso insufficiente l'adeguamento di quella vigente, una revisione della forma di governo e una riduzione del numero dei senatori a vita il cui peso sarebbe determinante in un Senato di duecento membri, soprattutto se le maggioranze non sono ampie». In più «sarebbe stato opportuno rivedere le norme sull'accesso al voto dell'elettorato attivo, in particolare al Senato».
In prima lettura al Senato i sì sono stati 185, ma da M5s e Lega sono giunti solo 138 voti favorevoli, date le molte assenze. I voti di Fi e di Fdi hanno permesso di superare la soglia della maggioranza assoluta (161), che in quella occasione non era necessaria, ma lo sarà alla prossima. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero