Morto Stefano delle Chiaie, il neofascista accusato della strage di Bologna

Stefano delle Chiaie è morto la notte scorsa a Roma all'età di 82 anni. Esponente della Destra radicale, già nel Movimento Sociale Italiano e fondatore di...

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Stefano delle Chiaie è morto la notte scorsa a Roma all'età di 82 anni. Esponente della Destra radicale, già nel Movimento Sociale Italiano e fondatore di Avanguardia Nazionale, fu assolto per insufficienza di prove per la strage di Bologna. Delle Chiaie è deceduto la notte scorsa all'ospedale Vannini.


 
Addio all'ideologo dell'ultra-destra extraparlamentare, portando via con sé parte dei misteri neri dell'Italia del secolo scorso. Fino ad alcuni decenni fa, il nome di Delle Chiaie è stato al centro di un network internazionale del terrore e crocevia di ferite del Paese ancora aperte, in particolare per il suo coinvolgimento giudiziario nella strage di piazza Fontana, che lo vide poi assolto nel 1989 «per non aver commesso il fatto», e quella di Bologna del 1980, da cui risultò estraneo per «insufficienza di prove». «Per me rimane un personaggio delicato e pericoloso, che probabilmente in vita avrebbe potuto dare tante spiegazioni», ha detto Paolo Bolognesi, presidente dell'associazione dei familiari delle vittime della strage di Bologna, commentando la notizia della scomparsa. 
 
Fin dal suo attivismo negli anni '60 in gruppi dell'estrema destra - da quando era adolescente - il percorso politico di Delle Chiaie è stato segnato da una militanza nelle sigle della galassia fascista. Primo fra tutti, quello di Avanguardia Nazionale, che lui stesso costituì e che fu disciolta formalmente nel 1976 per effetto della legge Scelba.

I guai giudiziari per 'er caccolà, così come era soprannominato a Roma, cominciarono nel periodo che seguì la strage di piazza Fontana avvenuta nel 1969, con una latitanza all'estero durata 17 anni. Delle Chiaie si trasferì in Spagna e in Sudamerica: prima in Cile, dove conobbe Pinochet, poi in Argentina e in Bolivia. Qui divenne collaboratore della dittatura nata con un colpo di stato nel 1980, impegnandosi al fianco dell'ex comandante della Gestapo, Klaus Barbie, noto come il boia e all'epoca consigliere per la sicurezza boliviana. Il mandato di cattura per concorso nella strage di piazza Fontana fu spiccato nel 1982, ma Delle Chiaie riuscì in un primo momento a sfuggire all'arresto. Finì in manette solo nel 1987 in Venezuela e fu estradato in Italia. Ma i processi a suo carico si sono conclusi senza produrre elementi evidenti della sua compromissione. La sua figura resta comunque segnata dalla collaborazione con diversi regimi militari latinoamericani, che all'epoca l'estremista considerava supporter per i suoi progetti politici in Italia.


Fino all'ultimo giorno, Delle Chiaie non ha mai abbandonato la propaganda fascista e negli anni '90 aveva fondato in Italia partiti e movimenti, mantenendo nel tempo una rete di contatti con altre figure storiche dell'estrema destra, come Maurizio Merlino, anche lui assolto per la strage di piazza Fontana, e Massimo Boccacci, esponente del neofascismo romano. Recentemente aveva anche scritto un libro dal titolo 'L'aquila e il condor: memorie di un militante politico', dove ha descritto la sua storia. «La repressione non ci piega, ci moltiplica!», scriveva alcuni mesi fa sul blog chiamato non a caso 'Avanguardia Nazionale' e in cui difendeva due militanti arrestati a Roma per l'aggressione a due giornalisti nella Capitale. L'ultima polemica che lo ha coinvolto ha riguardato proprio la presentazione del suo libro a Piacenza, nel marzo scorso, saltata per motivi di sicurezza. L'evento aveva ricevuto diverse critiche, da sindacati e esponenti di sinistra. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero