Spacca-Italia, Autonomia, compromesso sulle risorse: no dei governatori

Un accordo sarebbe stato trovato. Un compromesso sul nodo più delicato e intricato delle autonomie differenziate: il meccanismo di finanziamento delle funzioni rivendicate...

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Un accordo sarebbe stato trovato. Un compromesso sul nodo più delicato e intricato delle autonomie differenziate: il meccanismo di finanziamento delle funzioni rivendicate da Veneto e Lombardia. Movimento Cinque Stelle e Lega sarebbero sostanzialmente d’accordo. Il problema, semmai, sarà far digerire a Luca Zaia e Attilio Fontana, il meccanismo di trasferimento dei soldi dallo Stato alle Regioni ideato dal ministro dell’Economia Giovanni Tria. Già, perché nella nuova formulazione dell’articolo 5 messa a punto dai tecnici del ministero del Tesoro, il gettito extra che maturerà nelle Regioni che otterranno l’autonomia differenziata, non resterà nelle loro casse, come chiesto dai governatori, ma tornerà allo Stato.


Dunque non ci sarà nemmeno il fondo di perequazione chiesto dal Movimento Cinque Stelle che, tuttavia, è riuscito a mantenere vivo anche nella nuova formulazione il principio. Sarà infatti direttamente il Tesoro a distribuire tra le Regioni il gettito extra che maturerà in Veneto e Lombardia. C’è ancora un punto di discussione. Il Movimento vuole che l’extragettito venga riversato dallo Stato soltanto alle Regioni più “bisognose”, quelle che non sono in grado di fornire aicittadini con le proprie risorse fiscali dei servizi decenti. La Lega insiste invece, perché l’extragettito venga distribuito a pioggia su tutte le Regioni, comprese Veneto e Lombardia. I governatori accetteranno? Ieri un no preventivo al nuovo meccanismo di solidarietà è arrivato da Attilio Fontana. 

LE ANTICIPAZIONI
«Le anticipazioni fatte sia dai vari ministri che dalla ministra stessa (Erika Stefani, ministro degli Affari Regionali, ndr) parlano di una rivisitazione dell’autonomia finanziaria, l’unico punto su cui eravamo d’accordo. Quindi se queste sono le premesse è inutile che venga a Roma». Eppure un incontro chiarificatore tra Fontana, Zaia e il presidente del Consiglio Giuseppe Conte è al momento, l’unico modo di far proseguire il dossier. In mancanza di un via libera di massima dei due governatori, il provvedimento rischierebbe seriamente di insabbiarsi. E questo nonostante Conte continui a mostrare un certo attivismo sul tema. Per oggi ha convocato il ministro Stefani e il collega della Cultura Alberto Bonisoli, per provare a trovare un compromesso anche sulla questione della regionalizzazione delle sovrintendenze.


Ieri Conte ha ribadito che le autonomie non «pregiudicheranno la solidarietà nazionale». Ha poi detto che il Parlamento avrà un «ruolo centrale». Ma poi ha spiegato che questo ruolo si limiterà ad un passaggio nelle Commissioni competenti per dare pareri e porre condizioni (in pratica non sono veri e propri emendamenti vincolanti per il governo), lasciando intendere che alla fine del percorso ci sarà comunque soltanto un voto «prendere o lasciare» da parte delle Camere. Intanto il presidente del Piemonte Alberto Cirio, ha annunciato che entro l’anno chiederà l’autonomia per la sua Regione. Un altro tassello dello spacca Italia.
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Il Messaggero