Giuseppe Conte ha pronta la proposta di revoca di Armando Siri da far firmare al Capo dello stato a meno che il sottosegretario non si dimetta nelle prossime ore. In ogni caso, a...
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Per tutta la giornata il leader M5S attacca, chiedendo alla Lega di non andare alla conta: che sarebbe puramente simbolica dal momento che non decide il Consiglio ma direttamente il premier sulle sorti del sottosegretario. I Cinque Stelle e Giuseppe Conte si assumeranno la responsabilità delle dimissioni, è il muro alzato dal vicepremier leghista. Che va oltre, e parla di «evidente spaccatura» con il M5S «non solo sul caso Siri». E alza il tiro annunciando di voler porre sul tavolo della riunione flat tax e autonomia. È questo il clima con cui i ministri si siederanno al Cdm convocato alle 9:45. Il capo del governo, come ha ripetuto più volte, ritiene il caso Siri chiuso.
Per tutta la giornata, a Montecitorio, il clima è piuttosto pesante. L'ondata di arresti e indagati colpisce innanzitutto FI e Pd e, in quest'ultimo caso, produce un nuovo colpo alla linea di Nicola Zingaretti: il rinnovamento del partito impresso dal segretario dopo il caso di Catiuscia Marini è chiamato ad affrontare anche quello di Mario Oliverio. Di certo, le inchieste lombarde e calabresi danno il là a Di Maio e al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, per una conferenza stampa durissima sul tema della corruzione. «Redimetevi, Tangentopoli non è finita», sono le parole con cui Di Maio, ritornando alle battaglie delle origini, si rivolge a Pd, FI e soprattutto alla Lega. Perché è sul caso Siri che Di Maio batte ormai da giorni, galvanizzato anche dalla risposta che sta avendo sui sondaggi.
«Il 70% degli italiani è per le dimissioni», spiega, non a caso, il leader del M5S chiedendo spiegazioni alla Lega anche della vicenda del mutuo acceso da Siri per la palazzina di Bresso e puntando il dito proprio contro Salvini: sul sottosegretario «è lui a sbagliare», visto che «alcuni parlamentari della Lega preferirebbero le dimissioni», sottolinea. «Le decisioni della politica non hanno nulla a che fare con i tempi della giustizia», gli fa eco il Guardasigilli. E Salvini alza la posta annunciando di portare in Cdm flat tax, e autonomie. E riproponendo il tema dei cantieri, tre dossier con cui vuole diversificare i toni dello scontro. Tant'è che fonti del governo M5S rilanciano: «La Lega vuole rompere, lo sbloccacantieri può essere un pretesto, e sulla flat tax fa becera propaganda». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero