Duello sui migranti e l'accoglienza tra i vescovi italiani e il capo della Lega, Matteo Salvini. Ad avviare il botta e...
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Ad avviare il botta e risposta è stato il vicepresidente della Cei, Mario Meini. Introducendo i lavori del Consiglio episcopale permanente, Meini ha dichiarato: «Ricordare la dignità che rende intangibile ogni vita umana significa anche non arrendersi alla cultura del "prima noi e poi gli altri". Quando l'altro è persona bisognosa, priva di ogni opportunità, le nostre chiusure consolidano ingiustizie ed egoismi». E ha aggiunto il vicepresidente della Cei: «La Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, che celebreremo domenica prossima costituisce un invito a recuperare alcune dimensioni essenziali della nostra esistenza umana e, più in generale, dell'umanità di tutti (dal Messaggio del Papa); pertanto, ci mette in guardia dalla scorciatoia che vorrebbe ricondurre al fenomeno migratorio le paure e le insicurezze di un malessere civile, che in realtà muove da cause ben più profonde».
La replica di Salvini, che spesso impugna il rosario nei suoi comizi, non è tardata: «Con tutto il dovuto rispetto per la Cei, con milioni di Italiani (e tanti immigrati regolari e perbene) senza casa, senza lavoro e senza speranza, è dovere di un buon politico italiano occuparsi prima di queste sorelle e fratelli in difficoltà, poi anche del resto del mondo. Aiutare i pochi che scappano davvero dalla guerra è un dovere, aprire i porti italiani a tutto il mondo è una follia». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero