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I dirigenti degli enti locali e delle municipalizzate che per inerzia o incompetenza o inadeguatezza portano i lavoratori dei servizi pubblici essenziali a scioperare, potranno essere perseguiti per danno erariale. È la nuova frontiera della lotta alla cattiva amministrazione che vede unite la Commissione di Garanzia sugli scioperi e la Corte dei Conti. Presso il Garante è già stata costituita una struttura di monitoraggio, sarà quest’ultima a segnalare ai magistrati contabili casi e situazioni “sospette”.
Ieri il Procuratore Generale della Corte dei conti, Angelo Canale, ha emesso l’atto di indirizzo che dà il via alla collaborazione tra i due organismi ai fini della valutazione di un eventuale danno erariale a carico di sindaci, assessori e dirigenti responsabili del servizio pubblico o del subappalto. Non è stata una decisione presa a cuor leggero, tanto che nel comunicato si sottolinea che l’atto di indirizzo è stato emesso al termine di «un lungo e proficuo confronto».
«Si tratta di un passo di grande importanza, poiché viene chiarito per la prima volta che, nella filiera degli appalti pubblici di servizi, gli scioperi e il danno alla collettività che ne consegue possono essere imputati a precise responsabilità delle amministrazioni locali nella loro veste di stazioni appaltanti» sottolinea una nota congiunta.
I conflitti
E si perché - come la Commissione di Garanzia sugli scioperi ha potuto verificare in questi anni - la stragrande maggioranza degli scioperi nei servizi pubblici è dovuta a una semplice ma drammatica situazione: il mancato o il ritardato pagamento delle retribuzioni dei lavoratori.
Ora gli esperti del Garante sugli scioperi potranno chiedere all’amministrazione comunale il perché dell’aggravarsi del conflitto, e se il motivo non li convince, trasmettere il tutto alla magistratura contabile che poi continuerà le sue verifiche e deciderà se procedere con la contestazione del danno erariale. Dire sic et simpliciter: «le casse comunali sono vuote», non sarà sufficiente. Bisognerà anche dimostrare di aver fatto il possibile, con tutte le azioni necessarie, per riempirle quelle casse. E quindi: aver riscosso canoni, tributi, multe; non aver dirottato fondi verso eventi e situazioni meno inderogabili, come ad esempio finanziamenti a sagre e fiere di paese. Nel comunicato stampa Garante-Corte dei Conti si fa l’esempio proprio del settore dei rifiuti e dell’igiene ambientale: «L’elevata conflittualità dipende - si sottolinea - dall’inaccettabile fenomeno del mancato pagamento delle retribuzioni ai lavoratori, derivato dalla mancata corresponsione del canone del servizio da parte del Comune appaltante che, per varie ragioni, tra cui la mancata riscossione del tributo locale, non dispone delle risorse economiche necessarie».
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L’inerzia
Al di là dei reati e delle violazioni palesi di norme, già ovviamente perseguibili, d’ora in poi quindi anche le “cattive pratiche” degli amministratori saranno sanzionate, soprattutto se sono causa di disagi ai cittadini, alle aziende e ai loro lavoratori. Rientra a tutti gli effetti in questa casistica anche l’inerzia, il non affrontare e risolvere il problema, lasciare marcire sulla scrivania fascicoli su fascicoli senza fornire risposte. Con la conseguenza poi che i disservizi, dai rifiuti che si accumulano e non vengono raccolti ai bus che non passano mai, finiscono tutti sulle spalle dei cittadini. Anche quelli che pagano regolarmente i loro tributi.
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Il Messaggero