Sardine nel Pd? Il leader Santori frena: «Per noi è troppo presto». Ipotesi congresso l'8 marzo

Probabile congresso l'8 marzo ma per ora nessun matrimonio con il Pd di Zingaretti. Le Sardine frenano suul'assorbimento nel "nuovo" Partito democratico che...

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Probabile congresso l'8 marzo ma per ora nessun matrimonio con il Pd di Zingaretti. Le Sardine frenano suul'assorbimento nel "nuovo" Partito democratico che vuole aprirsi ai movimenti. «Il Pd si è messo in discussione e gli va dato atto. È il partito che ci ha dato più ascolto e mostra un'apertura vera verso di noi. Per noi è troppo presto per capire se partecipare a questa fase, noi siamo in fase di gestazione. Anche il Pd deve capire come presentarsi in questo processo di rinnovamento. Sicuramente ci ha fatto riflettere l'idea di Zingaretti, è positivo», ha detto il leader delle Sardine Mattia Santori a Mezz'Ora in Più su Rai Tre.


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Il congresso delle Sardine - che il movimento non vuole chiamare così - potrebbe svolgersi l'8 marzo. «Perché no, essendo un movimento anche molto femminile...», ha risposto Santori a Lucia Annunziata. «Allo Spin Time (lo stabile occupato a Roma, ndr) abbiamo definito un calendario - ha ricordato -. Dopo il voto in Emilia si apre una terza fase, per tornare a una dimensione nazionale e dare una struttura al movimento. Ci prenderemo il mese di febbraio per dialogare con i territori e arrivare a fare una proposta di organizzazione a inizio marzo, per lanciare un messaggio unitario, non frammentato, dare delle linee guida, creare dei referenti, iniziare a capire una linea politica dalle tante sfaccettature del movimento». 

Quanto alle Regionali in Emilia Romagna, dove tutto è nato e dove l'obiettivo è scongiurare la vittoria di Salvini, Santori ha detto: «Dopo 20 anni di berlusconismo vogliamo 20 anni di salvinismo o vogliamo che in Emilia Romagna si inizi una strada nuova? Questa è una prova per noi Sardine, dobbiamo abituarci a leggere la società che abbiamo davanti. Il risultato delle elezioni ci farà capire se l'abbiamo saputa leggere oppure no, se siamo pronti a fare politica anche nella difficoltà. Se vince Salvini bisogna vedere se siamo pronti a fare politica, non solo a criticare i politici».

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Il Messaggero