Migranti, Salvini accusa Trenta: «Indebolisce lotta a ong». La replica: «Sei inqualificabile»

Duro scontro tra Matteo Salvini e il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta. Open Arms non è più a Lampedusa, partita all'alba per Porto Empedocle dove...

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Duro scontro tra Matteo Salvini e il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta. Open Arms non è più a Lampedusa, partita all'alba per Porto Empedocle dove rimarrà sotto sequestro per qualche giorno come disposto dalla Procura di Agrigento, ma le polemiche non si placano. Anzi. Tra Viminale e Difesa parte un duro botta e risposta sul nuovo piano di pattugliamento entrato in vigore ieri, considerato troppo morbido dal ministero dell'Interno, mentre il governo spagnolo valuta eventuali sanzioni nei confronti dell'organizzazione non governativa, che non avrebbe l'autorizzazione a compiere missioni Sar.




Salvini accusa la Trenta di avere «indebolito la lotta all'immigrazione clandestina», che diventa un fenomeno non più da «contrastare» ma da «contenere», modificando «unilateralmente i compiti» di chi pattuglia in mare. «Sono le prime prove tecniche di inciucio Pd-5Stelle sulla pelle degli italiani?», si chiede Salvini. Il nuovo piano operativo, sottolinea il Viminale, «depotenzia pesantemente alcune forme di collaborazione tra gli assetti militari e gli apparati dello Stato, in primis l'Interno, finalizzate al contrasto e alla repressione dei trafficanti». Parole pesanti alle quali replica direttamente via XX settembre, prima con lo Stato Maggiore della Difesa - che ha rassicurato su compiti e struttura dell'operazione Mare Sicuro, che «non cambiano» - e poi con la stessa Trenta che ha definito «inqualificabile il tentativo di screditare non solo me ma l'intera Difesa» da parte del vicepremier. «Ho rispedito sempre ogni attacco al mittente e lo faccio oggi con ancor più convinzione», la replica stizzita della Trenta che invita Salvini a «rispettare il ruolo delle istituzioni e a non appropriarsene». Intanto, con la crisi di governo in atto e Open Arms ormai lontana, rimane da gestire il trasferimento dei profughi che si trovano nell'hotspot di Lampedusa, 130 circa. La Spagna si è detta pronta a trasbordare i profughi che Madrid ha accettato di accogliere, annunciando poi sanzioni nei confronti dell'ong che - come ha detto la vicepremier Carmen Calvo - «non ha il permesso di realizzare salvataggi, il capitano della nave lo sa».


 


Il Viminale ha espresso «soddisfazione» per la decisione del governo Sanchez rinnovando la richiesta alla Spagna di farsi carico degli immigrati sbarcati dalla Open Arms. Leggendo il decreto di sequestro della nave, disposto dal capo della Procura di Agrigento, Luigi Patronaggio, emerge che è stato fatto per «ragioni di urgenza» che non consentivano «di attendere un provvedimento di sequestro emesso dal giudice» e questo perché le persone a bordo si trovavano «in condizioni psicologiche assai critiche come risulta dall'ispezione eseguita a bordo della nave con i consulenti nominati, con pericolo per l'incolumità dei migranti, dell'equipaggio e delle forze di polizia che vigilano sulla sicurezza in mare». Per il pm il perdurare dello stato avrebbe aggravato «gli effetti pregiudizievoli sulla salute psichica e fisica delle persone a bordo, comportando rischi per l'incolumità degli stessi». Per i consulenti della Procura, saliti a bordo, «le funzioni psichiche» dei profughi erano «fortemente sollecitate da condizioni emozionali estreme in un clima di altissima espressione dove la percezione di 'mortè rispetto all'eventuale rimpatrio e la speranza di 'vità, anche affrontando a nuoto lo specchio di mare» che li separava dall'isola di Lampedusa, non lasciava «più possibilità di valutazione del rischio individuale e collettivo, né, da parte di terzi, la possibilità di arginare o contenere una ulteriore estensione di situazioni psicopatologiche di 'dissociazione nevrotica e/o psicoticà». Ma se il caso Open Arms sembra ormai archiviato, resta da sciogliere ancora il nodo legato all'altra nave ferma tra Lampedusa e Malta, la Ocean Viking di Msf e Sos Mediterranee. A bordo ci sono 356 profughi, in attesa di un porto sicuro. «Le persone stanno perdendo la cognizione del tempo - spiega il medico di bordo, Luca Pigozzi -, è difficile per loro capire cosa sta accadendo». L'equipaggio oggi ha tracciato nel mare un cuore con la rotta dell'imbarcazione, lanciando un appello alla solidarietà.


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Il Messaggero