Né il processo, né un'eventuale condanna, in quanto tale. Il vero incubo per Matteo Salvini, adesso che dovrà affrontare due processi con pene edittali...
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Salvini si troverà sul banco degli imputati, a Catania, per il sequestro dei migranti sulla nave Gregoretti, un procedimento per il quale il Senato ha già concesso l'autorizzazione a procedere lo scorso febbraio, e adesso anche a Palermo per il caso Open Arms, stessa accusa. Due vicende che potrebbero portarlo a vedere minacciato il suo ruolo di senatore o la sua stessa possibilità di candidarsi, se si chiudesse con una condanna superiore ai due anni. Il vento, però, gioca a favore. Perché i tempi della giustizia, si sa, sono lunghi ed è su quelli che il senatore e leader della Lega può contare.
I TEMPI
Il reato di sequestro di persona, tra l'altro con minori coinvolti, prevede pene fino a 15 anni. Alla legge Severino non c'è rimedio. Ma per quanto preveda l'assenza di condanne che superino i due anni come condizione indispensabile per la candidatura a deputato, senatore o parlamentare europeo, o per essere membri del governo, il riferimento è sempre a sentenze definitive. Qualora la condanna arrivi durante una carica, è prevista la decadenza, dopo il voto della Camera di appartenenza. Il problema, quindi, si sposta in avanti. Solo per le amministrazioni locali (e pene che superino i 18 mesi) la legge Severino interviene dopo il primo grado di giudizio. Per Salvini dovrebbe dunque arrivare un'eventuale decisione della Cassazione.
UDIENZA A OTTOBRE
Sul caso Gregoretti, la nave che il 26 luglio 2019, con 130 migranti a bordo, si vide negare lo sbarco, la decisione è stata presa da tempo. Ma sulla vicenda, all'esame del gip, che dovrà pronunciarsi sul rinvio a giudizio di Salvini, è intervenuta l'emergenza coronavirus. Per tre volte l'esame del caso è saltato e, adesso, l'udienza è stata fissata per il 3 ottobre. Salvini, però, a Catania parte avvantaggiato. A sostenere l'accusa sarà l'ufficio del procuratore Carmelo Zuccaro. Il magistrato che più di tutti si è schierato contro sbarchi e ong. Posizione analoga a quella del ministro.
Tanto che, per Salvini, aveva chiesto l'archiviazione (respinta) al Tribunale dei ministri. A Palermo, dove un altro gip dovrà, esaminare il caso e decidere se l'ex ministro debba andare a processo, il leader della Lega non gioca in casa. Ma anche in questo caso (la vicenda Open Arms votata ieri dal Senato) a giocare a favore sono i sui tempi lunghi.
È difficile che per le elezioni politiche del 2023 si arrivi già a una sentenza definitiva in uno dei due casi. Sempre che davvero l'ex ministro degli Interni si trovi a rispondere del reato di sequestro di persone davanti a una Tribunale. A Palermo adesso toccherà al gup fissare l'udienza preliminare, al termine della quale i pm potranno chiedere il processo o il proscioglimento dell'ex ministro. Che, sembra escluso, possa chiedere il ricorso a riti alternativi che accelererebbero i tempi. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero