E' durato un'ora il primo tempo del caso Diciotti sul palcoscenico della Giunta per le immunità del Senato. Si riprenderà mercoledì prossimo: sette...
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Restano le divisioni nel M5S anche se il sottosegretario agli Interni, Carlo Sibilia, anche lui del Movimento, spariglia: «Se il caso andrà in aula, voteremo assolutamente sì». In serata la senatrice Nugnes del M5S dice che se il Movimento si schiererà con Salvini lascerà il gruppo parlamentare.
Di Maio e i timori sul gruppo: «In Aula ci giochiamo tutto»
Palazzo Chigi vanta serenità. Fin dal mattino, sulla prima riunione della Giunta alle 11 a Sant'Ivo alla Sapienza, la chiesa di Borromini accanto al Senato, ha aleggiato l'ombra di una memoria del governo. Un documento del premier Giuseppe Conte, dell'altro vice Luigi Di Maio e del ministro per le Infrastrutture Danilo Toninelli dstinato ad assicurare un assist a Salvini, ribadendo che le sue scelte sulla Diciotti furono condivise da tutto l'esecutivo. «Un'assunzione di responsabilità politica», dicono i grillini. Ma anche un escamotage per far uscire dall'empasse i pentastellati rispetto all'alleato leghista.
IL NIET
Ma la memoria non sarà accettata dalla Commissione. Maurizio Gasparri di Forza Italia, presidente della Giunta, ieri ha illustrato ai colleghi le tappe della vicenda come ricostruita dal tribunale dei ministri di Catania (che al responsabile del Viminale contesta il reato di sequestro di persona), e le procedure.
Poi, finita la riunione, parlando ai giornalisti è proprio Gasparri a smontare l'ipotesi di una memoria del governo: «Il nostro interlocutore è e resta Salvini. Se il governo avrà cose da dire, sarà lui stesso a riferircele». E aggiunge di avergli scritto una lettera per invitarlo a presentarsi entro sette giorni, se crede. «Altre persone non sono previste nelle procedure», ripete insistendo sul rispetto delle norme: «È evidente che non è una questione che si risolve con un video su Facebook o con una raccolta firme».
A smentire che possa essere presa in considerazione una memoria di Palazzo Chigi, lo sostengono pure Pietro Grasso che della Giunta è segretario e l'ex presidente dello stesso organo, Dario Stefano (Pd). In linea con la Giunta si schiera Salvini stesso: «Gasparri ha assolutamente ragione», dice.
La partita va avanti in attesa che si definiscano gli schieramenti fra i pentastellati mentre Pd e Leu si schierano per il si e Fi e Fdi per il no. Gasparri assicura che si impegnerà a rispettare la deadline dei 30 giorni entro i quali la Giunta dovrà esprimersi, ricordando che lo farà con un voto palese. E che ci saranno almeno altre 3 riunioni: la prossima eventualmente con il ministro dell'Interno o un suo resoconto dei fatti, poi per illustrare la proposta del relatore (Gasparri) e l'avvio del dibattito, la terza per chiudere il dibattito e votare.
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Il Messaggero