Fisco, Salvini attacca. Draghi: la mia agenda non la detta il voto

«Non mi basta che il ministro dell’Economia dica che gli aumenti possono esserci dal 2026, questa è di fatto una patrimoniale». Matteo Salvini ha...

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«Non mi basta che il ministro dell’Economia dica che gli aumenti possono esserci dal 2026, questa è di fatto una patrimoniale». Matteo Salvini ha imbracciato l’arma del fisco e polemizza direttamente con Mario Draghi. Il meccanismo è lo stesso che il segretario della Lega mise in atto durante il governo con i 5S, ma ha il problema che a Palazzo Chigi non c’è Giuseppe Conte e non ha l’arma del voto anticipato. Anzi, è lui stesso a sostenere che non intende mollare il governo, piuttosto «se vogliono escono Letta e Conte».

Lega, il gelo di Giorgetti e la tregua dei governatori

IL TRAUMA

«Il governo va avanti: l’azione del governo non può seguire il calendario elettorale. Noi dobbiamo seguire il calendario che è stato negoziato con la commissione europea per il Pnrr ma anche per le raccomandazioni che sono state date dalla commissione all’Italia». La replica di Mario Draghi, a margine del vertice in Slovenia Ue-Balcani, non è tanto diretta a Salvini, quanto a tranquillizzare coloro che temono l’arrivo di nuove tasse: «Questo governo non tassa, non tocca le case degli italiani. L’ho detto fin dall’inizio: questo governo non aumenta le tasse».

«E il motivo è semplice - spiega il presidente del Consiglio - l’economia italiana era molto fiacca quando è entrata nella pandemia, ora è il momento in cui l’attività economica è ripartita, l’edilizia è ripartita, quindi lasciamo che questa ripresa si consolidi, non turbiamola con attacchi fiscali di vario tipo». Draghi ricorda che la riforma del fisco che il governo si appresta a fare con la delega è uno degli impegni presi con l’Europa ed è contenuta nel Pnrr. Compone, quindi, il programma di governo che il leader della Lega dovrebbe conoscere.

 

 

Draghi però intende tirare dritto e chiama la riforma del catasto «operazione di trasparenza». Ogni valutazione verrà fatta nel 2026, spiega il presidente del Consiglio, perché stima in cinque anni il tempo di ricostruzione di un catasto che permetta di non «calcolare le tasse sulla base di numeri che non hanno senso». «Una è una operazione trasparenza, l’altra è una decisione di politica fiscale» che nel 2026 quasi sicuramente non toccherà a Draghi e chissà se coinvolgerà Salvini.

Nella lunga spiegazione dei motivi che obbligano il governo a procedere, ciò che farà la Lega dopo lo strappo del giorno prima diventa marginale nel racconto del presidente del Consiglio, anche se la fronda che sostiene sia stato un errore entrare al governo riprende quota con le parole di Alberto Bagnai che è ancora il responsabile economico del Carroccio. «Se ci sarà una crisi? Ieri o l’altro ieri ho detto “chiedete a Salvini”. Oggi Salvini - osserva Draghi - ha detto che la partecipazione della Lega non è discussione. Poi, ci vedremo nei prossimi giorni». 

Salvini: «Lega non è fuori dal Governo, uscissero Letta e Conte»

In vista dell’incontro Salvini ammorbidisce i toni. Replica con un «bene Draghi» e in serata prova a circoscrivere lo scontro proponendo di «intervenire sull’articolo 7» «sulla rendita attualizzata della casa e sull’adeguamento periodico del valore patrimoniale». Abbandonato il Green pass e gli attacchi alla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese sulla gestione dei migranti, Salvini tenta di impostare la perenne campagna elettorale che conduce da anni, su temi più affini al sentire leghista mettendo in difficoltà l’alleato con il quale divide responsabilità di governo.

«Nella delega fiscale non ci sono aumenti di tasse, né sui redditi né sui patrimoni e ovviamente neanche sulla casa», sostiene la ministra per gli Affari Regionali Mariastella Gelmini.


Insieme al fisco Salvini, rilancia cavalcando anche il tema delle discoteche che, secondo il Cts, potrebbero poter riaprire con una capienza del 35% al chiuso e del 50% all’aperto. «Una presa in giro», la definisce Salvini. 
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Il Messaggero