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I primi 24,9 miliardi di euro del Recovery Plan per l'Italia sono assicurati e planeranno domani, venerdì, nelle casse del Tesoro ma, rata di prefinanziamento pari al 13% a parte, è sui pagamenti semestrali di tutto il resto del Pnrr del nostro Paese che si gioca la partita politica tra Roma e Bruxelles.
Si tratta di oltre 162,7 miliardi entro metà 2026, il valore di cinque manovre finanziarie. Buona cosa festeggiare il primo assegno staccato in favore delle casse del Mef, insomma, ma gli occhi dei tecnici di ministeri e Commissione Ue sono già proiettati alle prossime tappe e ai primi traguardi. Imperativo evitare false partenze o incidenti di percorso in quella corsa a ostacoli che è l'articolata procedura del Recovery. Da qui la necessità di accelerare il passo su riforma del fisco e concorrenza, lasciate indietro in questa prima fase. Nulla di irreparabile ma alla ripresa dopo le vacanze estive i dossier dovranno essere portati a compimento senza altri indugi.
Politica bizantina/ Le lungaggini che rischiano di farci perdere il treno Ue
IL CRONOPROGRAMMA
I 191,5 miliardi stanziati per finanziare la ripresa dell'Italia nei prossimi cinque anni (68,9 in sussidi, 122,6 in prestiti agevolati) saranno infatti sborsati con cadenza semestrale in dieci rate a patto che vengano raggiunti gli obiettivi socio-economici concordati nel Pnrr: i famosi target e milestones che fungono da indicatori del rispetto di un fitto e dettagliato cronoprogramma contenuto in un documento di lavoro allegato alla decisione con cui, un mese fa, i ministri degli Stati membri hanno dato l'ok al piano del governo.
Ecco, a voler ben guardare gli impegni presi nel Pnrr italiano, perlomeno a livello di scadenze intermedie, non tutti i tasselli sembrano, come accennato, essere per ora al loro posto: proprio il disegno di legge sulla concorrenza doveva essere presentato in Parlamento entro luglio, stessa data limite per l'invio alle Camere di una legge di delega sulla riforma fiscale e la revisione dell'Irpef. Entrambi in ritardo sulla tabella di marcia, si ripartirà da questi due fronti al rientro da spiagge e montagne. E non mancheranno anche quelle variabili che sono slegate dall'iter del Pnrr, ma aleggiano sulle sorti dell'eterogenea maggioranza che sostiene l'esecutivo: a settembre, ad esempio, torna in agenda l'approvazione al Senato del ddl Zan contro l'omotransfobia.
IL VIA LIBERA
Dei 63 interventi di riforma previsti dal Recovery italiano, 23 devono essere portati a compimento già entro l'anno, come segnalato nella roadmap definita in questi giorni dal governo. I piatti forti sono l'approvazione definitiva delle riforme della giustizia (civile, penale e fallimentare) e della pubblica amministrazione: nel cronoprogramma è indicato il 31 dicembre 2021 come data ultima per il completamento. All'effettivo via libera su questi temi entro l'ultimo trimestre dell'anno è vincolato l'esborso della prima rata a pieno titolo di fondi del Recovery a valere sullo stanziamento destinato all'Italia, che porterà il totale di risorse ricevute nel 2021 a oltre 45 miliardi di euro.
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Il Messaggero