Recovery Plan, oggi l'assegno Ue da 24,9 miliardi. Ecco a chi sarà destinato

L’annuncio è atteso per oggi: sarà la stessa commissione europea a far sapere che è arrivato a destinazione, ovvero al ministero dell’Economia...

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L’annuncio è atteso per oggi: sarà la stessa commissione europea a far sapere che è arrivato a destinazione, ovvero al ministero dell’Economia italiano, l’assegno da 24,9 miliardi che rappresenta il primo anticipo sui 191,5 complessivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Parte così ufficialmente la macchina del Recovery Plan anche se in realtà alcuni dei progetti sono già in corso, in certi casi anche con risorse già spese lo scorso anno. 

Ma ora la scadenza più impostante per il governo guidato da Mario Draghi è quella di dicembre, quando dovrà essere tagliato il traguardo di un primo blocco di riforme e di provvedimenti. Bruxelles inizierà a valutare il rispetto degli impegni, che poi sarà verificato anche nei successivi semestri sulla base di targets e milestones inseriti nel piano, ovvero dei traguardi finali e di quelli intermedi per ciascun intervento. Dovranno risultare definite, tra l’altro, importanti riforme come quella della concorrenza (attraverso la legge annuale) della giustizia civile penale e tributaria e del fisco (che risulta politicamente impegnativa pur essendo “di accompagnamento” rispetto al piano). Non potranno essere in ritardo nemmeno altri passaggi tecnici relativi ad esempio a gare o ad assunzioni.

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La clausola

Come detto, le risorse in arrivo da Bruxelles, che equivalgono al 13 per cento del totale del Pnrr, non servono in realtà ad avviare da zero i programmi. Intanto perché il nostro Paese ha scelto di avvalersi della clausola che permette a certe condizioni di finanziare a ritroso con soldi europei anche interventi avviati nel 2020. Poi perché anche quelli relativi a quest’anno possono già contare sul fondo di rotazione inserito nell’ultima legge di bilancio, che vale quasi 33 miliardi, di cui circa 7 sono già specificamente assegnati a finanziare alcune voci di spesa. Ecco quindi che una parte dei miliardi “freschi” in arrivo andrà a compensare le somme già uscite dal bilancio dello Stato, mentre per il resto sarà assegnata ad altri progetti, tra i 105 (su 151 totali) la cui partenza è prevista quest’anno. Serviranno due decreti del ministero dell’Economia, uno per la distribuzione delle risorse alle amministrazioni, l’altro per la rendicontazione. Le verifiche a livello europeo non avverranno comunque sulle singole spese, ma sull’avanzamento dei progetti in base al piano.

I progetti dei primi fondi

I progetti candidati a ricevere i primi fondi comprendono alcuni dei capitoli più rilevanti del Pnrr. Nella prima missione dedicata a digitalizzazione competitività e turismo ci sono ad esempio gli interventi per la cybersecurity, la Transizione 4.0 per le imprese o il potenziamento di Cinecittà. Nella seconda, incentrata invece sulla rivoluzione verde spiccano gli interventi per l’efficienza energetica delle scuole e la prosecuzione del superbonus. La terza missione, Infrastrutture e mobilità sostenibili, vede in evidenza una serie di investimenti per l’alta velocità ferroviaria, che riguardano sia il Nord (Brescia-Verona-Padova) che il Sud (Napoli-Bari) come pure alcuni collegamenti diagonali nell’Italia centrale.

In Istruzione e ricerca una voce rilevantissima è quella relativa al piano asili nido ma c’è spazio anche per la riduzione dei divari territoriali. La missione Inclusione e coesione si occupa tra l’altro di politiche attive per il lavoro e di servizio civile universale. Infine la Salute, con importanti stanziamenti in particolare sull’ammodernamento tecnologico degli ospedali. Le risorse totali per il 2021 valgono una quindicina di miliardi, perché nella gran parte dei casi si tratta di avviare interventi che dovranno essere completati negli anni successivi. La corsa è appena iniziata e il Paese per arrivare al traguardo del 2026 dovrà esibire capacità da fondista. 

 

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Il Messaggero