Il camaleontismo, anzi il camaleContismo, impazza in Rai. Sovranista io? Mai stato! Ecco tra Mazzini e Saxa il ritornello più gustoso. Ed è rimasta soltanto la...
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«Salvini, tempo sei mesi e ti spari»: post choc del caporedattore Rai Fabio Sanfilippo. Parte il procedimento disciplinare
Ma forse il Pd batte sul tempo tutti, e invece di aspettare che le truppe già sintonizzate sul ventennio salvinista che non c'è più riscoprano di avere chi un babbo del Pci e chi un nonno finito al confino sotto il fascismo (quello vero) il partitone tornato al governo fa partire il suo attacco da fuori.
Primo obiettivo: la conquista di Rai1. Stava diventando il cuore del sovranismo leghista, e invece no: contrordine, si torna al passato, si arriverà forse ad avere al posto della leghistizzata Teresa De Santis un conducator nazarenico. Chi? Questo si vedrà. «Io però non parlerei di Pd - dice il piddino Michele Anzaldi, sempre avanguardia delle battaglie televisive. Direi invece che il governo nel suo insieme ora deve ufficialmente aprire una nuova stagione in Rai su tutto». Lui non cita Rai1, ma si sa: questo è il boccone più prelibato. Ed è la rete dove, guarda caso, oltre alla Setta bloccata, due programmi sono stati rinviati, a riprova che la situazione è fluida ma fluida davvero. Nei corridoi di Viale Mazzini dicono che non è mai accaduto che due trasmissioni di RaiUno - in questo caso «Frontiere» di Franco Di Mare e «A ruota libera» di Francesca Fialdini - vengano posticipate (in aeternum?) rispetto alla data indicata nei palinsesti perché le gare d'appalto sono state fatte in ritardo e per altri problemi di organizzazione. Però è appena rientrata Miss Italia, nella rete ammiraglia, peccato che tre consiglieri del Cda, la piddina Borioni, la grillina Coletti e Laganà a nome dei dipendenti abbiano scritto una lettera chiedendo trasparenza sulla cosa.
IL PULP
E i tiggì? Ribaltone anche lì? «Secondo l'Agcom non c'è pluralismo nei telegiornali», incalza Anzaldi: «Per non dire dei dati di ascolto che sono disastrosi. E il Tg1 è quello che ha perso più di tutti». Ma forse mirare al Tg per i dem è inutile, perché, come dicono nei corridoi di Saxa: «Ormai Carboni è più dem che M5S, e comunque garantisce entrambi». In più i vice-direttori sono in buona parte già in linea con la nuova stagione più dem. Il Tg2 è un altro discorso. Lì dentro sono soddisfattissimi dei numeri: «Il TgPost, vola e veleggia su una media del 4 e mezzo di share. L'altra sera con Salvini in collegamento ha fatto addirittura il 6». Ma il bello è un altro. Andrea Covotta, dal primo settembre dirige RaiQuirinale, e quindi va trovato un altro vice-direttore. C'è chi parla di Alfonso Marrazzo ma chissà: di sicuro il Pd sta pensando di piazzare un professionista affine alla sua area.
Ma riecco Anzaldi: «In Rai si è lavorato male a tutti i livelli. Il presidente Foa non è di garanzia e non può restare. La qualità è scesa, delle violazioni del pluralismo s'è detto e si spendono soldi per trasmissioni con ritorno pubblicitari zero. Devo continuare?». No, tanto non mancheranno altre puntate e il pulp sembrerebbe assicurato. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero