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«Noi non vogliamo tagliare, vogliamo aggiungere». Questo il motto con cui la nuova dirigenza Rai è decisa a intraprendere una missione non impossibile ma ad alto rischio politico e d’impresa. Quella di rimettere il servizio pubblico al centro dell’attenzione - già si pensa di organizzare per settembre gli Stati Generali della Rai - ma insieme rendendolo veicolo non più soprattutto di quella che in FdI e nella Lega chiamano «la vulgata di sinistra» ma di una sorta di pluralismo che sappia guardare meglio anche a destra. Per fare questo, è necessario anche un cambiamento di volti e di voci. Ed è quello che nella cucina della Rai in fieri - a guidarla saranno Roberto Sergio e Giampaolo Rossi ma molto conta il ministero della Cultura, per non dire di quello delle Infrastrutture dove Salvini ha occhi spalancati sulla tivvù pubblica - stanno preparando.
Tutti a destra si aspettano di vedere, per esempio, un Sanremo - sarà il prossimo direttore del Prime Time a occuparsene direttamente, ovvero Marcello Ciannamea, vicino al Carroccio - che sarà l’opposto rispetto all’ultima edizione: più tradizionalista, con Amadeus “dimezzato” cioè soltanto conduttore e non più direttore artistico (Fiorello già protesta però: «Prendetevelo tutto intero, è un grande come Pippo Baudo») anche perché un direttore artistico il governo ce l’ha in casa ed è Gianmarco Mazzi, attuale sottosegretario alla Cultura, il quale da super-tecnico svariate volte si è occupato in passato della cura del festival dell’Ariston. Non si torna all’antico, nel senso che Mazzi ora fa altro, ma un po’ anche sì: depoliticizzare il festival, e renderlo di nuovo tradizionale e tradizionalista (altro che Rosa Chemical, ci sarà Pino Insegno!), questo è il primo ordine di servizio.
Ma il Raibaltone, possibilmente senza asprezze e senza dare al Pd l’alibi per dire «golpe», cercherà di riguardare un po’ tutto e tutti. Via Fabio Fazio e al posto del suo show della domenica sera Salvini vuole Giletti. Il Fazio che traslocherà probabilmente al Nove è il segno anche di un’altra trasformazione che sarà tentata: far contare di meno gli agenti esterni che l’hanno fatta da padroni (Fabio come Crozza, già al Nove, è della squadra di Beppe Caschetto). Mentre non avrà bisogno del suo amicissimo Lucio Presta, altro super-big, Matteo Renzi per essere invitato sempre più spesso sugli schermi Rai come direttore del Riformista e come opinionista capace - dal garantismo alle riforme - di essere gradito alla maggioranza pur restando nell’opposizione.
Il problema è che c’è carenza di donne patriote o sovraniste. E su alcune di queste rarità (Annalisa Bruchi, già con programma Re Start su Rai2 piace soprattutto ai forzisti, la lanciatissima Monica Setta ai salviniani, la direttrice della Nazione, Agnese Pini, è una moderata capace e ben voluta un po’ da tutti) si litiga nel centrodestra: «Laura Tecce è nostra», dicono i leghisti; «macché, è nostra», assicurano i melonisti. In pole anche Nunzia De Girolamo, vista spesso a palazzo Chigi.
LE INCOGNITE
Vespa è intoccabile e come Santoro di destra è corteggiatissimo Nicola Porro. Ma anche Paolo Del Debbio piace ai “nuovi” e ciò preoccupa Mediaset: «Vogliono portarci via i migliori». Nel settore intellettuali da scatenare nei palinsesti: oltre al possibile ritorno di Marcello Foa come opinionista (dopo aver presieduto la Rai), Veneziani, Buttafuoco, Giordano Bruno Guerri, l’editore e saggista Francesco Giubilei sono i desiderati top player. I palinsesti sono tutti da fare. Ma nell’intrattenimento, Pierluigi Diaco pare destinato ad essere promosso da Rai2 a Rai1.
Sport: per la Domenica sportiva - quanto appariranno più di prima nei vari canali Cabrini, Altobelli, Dossena e gli altri campioni invitati alla kermesse milanese di Forza Italia? - si parla della conduzione al bravo Marco Lollobrigida, mentre per la guida di RaiSport il nome è quello di Paolo Petrecca se a RaiNews arriverà il filo-M5S Giuseppe Carboni. A proposito: Conte che sulla Rai con Meloni è in sintonia (la stima e l’amicizia per Chiocci li unisce) sull’informazione spinge molto per il nome del siciliano Roberto Gueli, ex Rai a Palermo e ora vicedirettore della TgR.
Gravano su tutto ciò una mezza certezza - adieu Concertone del primo maggio in diretta - e due dubbi. Dopo le liti con Alessandra Mussolini e con Enrico Montesano per la t-shirt sulla X Mas, e considerando la poca sintonia con i nuovi governanti, rivederemo Selvaggia Lucarelli nella giuria di Ballando con le stelle? E rivedremo Rocco Schiavone, cioè Giallini il poliziotto non proprio in linea con i dettami della destra benpensante, in versione sesta stagione a cui già (cinque puntate da 100 minuti) si sta lavorando ma chissà?
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