«Il futuro di Radio Radicale si decide nelle prossime ore in commissione, chiunque mette in campo soluzione alternative ci sta prendendo in giro. Se la Lega, Salvini, vuole...
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L'Ordine dei giornalisti si schiera a fianco di Radio Radicale
Lo spunto è stato fornito dalla consegna a palazzo Chigi, da parte del direttore di Radio Radicale Alessio Falconio e del Cdr, della petizione con 170mila firme «affinché non cessi il servizio di Radio Radicale -come ha spiegato Falconio-. È quello che chiede l'AgCom: si tratta di un servizio di interesse generale che va messo a bando, come chiede Radio Radicale da sempre, ma intanto che non venga interrotto».
Mentre la delegazione dell'emittente è a palazzo Chigi, la commissione Finanze della Camera sta esaminando il decreto crescita, che offre l'ultima chance per inserire l'emendamento utile ad evitare la chiusura dell'emittente, che senza convenzione non riesce più ad andare avanti: «In aula Camera verrà messa la fiducia sul provvedimento, quindi o si risolve tutto in commissione o non se ne fa nulla», ha spiegato Stefano Fassina.
A sostegno di Radio Radicale, in pratica tutto l'attuale Parlamento: Luca Paolini (Lega), Laura Boldrini, Federico Fornaro (Art.1), Graziano Delrio, Filippo Sensi, Stefano Ceccanti, Ivan Scalfarotto e Giuditta Pini (Pd), Fabio Rampelli e Federico Mollicone (FdI), Renato Brunetta (FI), tra gli altri.
«Questa irragionevolezza del M5s è coerente, visto che parlano di giornalisti come prostitute - ha detto la Boldrini -. Conto sulla Lega, che quando vuole impone l'agenda, è con noi in questa battaglia di pluralismo e spero faccia in modo di far prelevare il buon senso». Per Brunetta, «questi 7 mesi di battaglia sono simbolici, sono stati la parte più nobile di questa legislatura, che per il resto ha visto provvedimenti fatti con i piedi».
Paolini ha portato la posizione della Lega: «Radio Radicale è un unicum, non si deve badare a spese perchè è stata casa di tanti.
Il Messaggero