«Il tempo è scaduto, gennaio è il mese decisivo, ora tocca a Bonafede fare la prossima mossa per evitare i processi senza fine, altrimenti andiamo avanti per...
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M5S, i delusi in fuga con Fioramonti: pronti un manifesto e 10 deputati
LE TAPPE
Il 7 gennaio si terrà un vertice di maggioranza, alla presenza del premier Conte e i dem si aspettano che il ministro arrivi con delle idee chiare, «perché spiegano dal Nazareno non potremmo accettare un accordo a metà o addirittura un nulla di fatto». Del resto il giorno dopo scade il termine fissato per presentare gli emendamenti al ddl Costa che di fatto punta allo stop della norma approvata nel dl Spazzacorrotti. Il Pd non avanzerà richieste di modifiche ma Costa è pronto a replicare la proposta illustrata ieri in conferenza stampa dai capigruppo dem in Commissione, Bazoli e Mirabelli, dal sottosegretario Giorgis e dal responsabile Giustizia del Pd, Verini. «Non abbiamo sottolineano fonti dem intenzione di prestarci ai giochi di FI, al contrario di Italia Viva. I renziani vogliono far cadere il governo ma noi no. Tuttavia Bonafede deve venire obbligatoriamente incontro alle nostre esigenze». Insomma a differenza dei fedelissimi del senatore di Rignano, che continuano a fare la voce grossa minacciando di votare il ddl Costa quando arriverà in Aula, il partito di Zingaretti preferisce ancora una volta la linea responsabile. «Perché questo il ragionamento speriamo fino all'ultimo in un accordo di coalizione, a patto che Bonafede capisca di non poter governare da solo».
L'AUSPICIO
L'auspicio del Pd è che una volta partita la riforma della prescrizione sia in prima battuta il responsabile di via Arenula a farsi carico di un compromesso per garantire il principio della ragionevole durata dei processi. La proposta del Pd, già depositata a Montecitorio e alla ripresa dei lavori parlamentari anche al Senato, punta a distinguere le sentenze di condanna con quelle di assoluzione e costituisce dice il dem Bazoli - «una via d'uscita» per la maggioranza.
Non viene ritenuta come l'unica soluzione possibile, ma l'idea è quella di far sì che dal Guardasigilli arrivi un segnale di apertura in tempi celeri. Già con la riforma del processo penale, nella quale si potrebbe inserire questo il suggerimento che arriva dal Pd - un principio di delega. «Sarebbe la prova che il ministro della Giustizia intende fattivamente aprire un confronto», viene sottolineato. «Basta totem. Ora prevalga il buon senso», dice Verini. «La ragionevole durata dei processi è un principio costituzionale», afferma Mirabelli. «Guardiamo agli interessi del Paese, al rispetto della certezza del diritto e della legalità», rilancia il segretario dem Zingaretti.
LE POSIZIONI
Per ora Bonafede, pur ribadendo la disponibilità al dialogo, ha bocciato ogni proposta del Pd, a partire dalla cosiddetta prescrizione processuale che prevedeva l'estinzione dell'azione penale nel caso di una durata eccessiva dei processi. «Il Pd adesso sbaglia a fare la sua proposta di legge cercando di sparigliare le carte sulla tavola, sarebbe meglio discutere nella maggioranza», osserva il vicepresidente dell'Europarlamento Fabio Massimo Castaldo.
Il muro contro muro resta e i tempi per una mediazione sono sempre più stretti. In mancanza di passi avanti concreti il Pd potrebbe abbinare la sua proposta al ddl Costa e chiedere l'accelerazione in Parlamento. «Bonafede dicono dal Pd finora ha buttato la palla in tribuna, ma è il momento che la partita cambi. La nostra pazienza è terminata».
Finora lo scontro si è giocato sugli ordini di giorno presentati a Montecitorio, con i renziani che hanno dato sponda ai tentativi dell'azzurro Costa di affossare la riforma Bonafede. Ma a metà gennaio si comincerà a fare sul serio. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero