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Fino a sette miliardi di euro per sostenere la transizione ecologica e digitale delle imprese. Contributi a fondo perduto, incentivi, crediti di imposta. Il governo inaugura il cantiere verde del Pnrr.
Aprile è il mese decisivo per mettere a terra il Repower Eu, il piano contro la crisi energetica che si affiancherà ai fondi Ue per la ripresa e per l’Italia può valere 6 miliardi di euro: 2,7 a fondo perduto, altri 3,3 dalle risorse della Coesione. In attesa che la Commissione europea completi le verifiche per la terza rata del Pnrr da 19 miliardi di euro, a Roma si studia come e dove incanalare i nuovi fondi in arrivo da Bruxelles.
LE PRIORITÀ
Una prima proposta, valutata in questi giorni dal governo insieme a Confindustria, prevede un credito di imposta automatico per sostenere le imprese negli investimenti green e tecnologici. Un impulso al piano Transizione 5.0 che, nelle stime del Ministero delle Imprese e il Made in Italy (Mimit), richiede uno stanziamento di 4 miliardi di euro.
Altri due miliardi, prevedono i tecnici di via Molise, serviranno invece a sostenere le imprese italiane nel loro percorso verso la decarbonizzazione.
Interventi che dovranno fare i conti con le effettive disponibilità del Repower Eu per l’Italia. Al netto dei sei miliardi chiesti da Palazzo Chigi, altre risorse potrebbero arrivare dal mercato delle aste sulle emissioni di CO2 (Ets). E soprattutto dalla rimodulazione del Pnrr che impegna il governo italiano in una fitta trattativa con la Commissione. Senza contare il confronto, non sempre disteso, con gli enti locali. Un fronte trasversale di sindaci chiede infatti di destinare ai progetti sotto-finanziati delle città italiane i fondi del Pnrr che il governo vuole rimodulare.
Da parte sua il ministero delle imprese - che tra Pnrr e Pnc ha una dotazione di circa 25 miliardi di euro - non è chiamato in causa dalla terza rata del piano congelata per un altro mese. Ha raggiunto in tempo i target delle prime due rate ed è al lavoro per le milestone della quarta rata prevista per il prossimo giugno. Tra gli obiettivi in scadenza c’è la creazione di “imprese femminili” prevista dal Pnrr e il sostegno ad almeno 700 aziende tramite il Fondo Impresa Donna.
Oltre alla chiusura dell’elenco dei soggetti partecipanti a quattro Ipcei (Tecnologia, industria, microelettronica , infrastrutture digitali e servizi cloud). Sempre sotto l’ombrello del Mimit ricade l’investimento “Tecnologia ed economia satellitare”, 2,3 miliardi di euro, un target da centrare per la quarta rata del piano. Più in là, entro la fine dell’anno, sarà il turno della riforma della proprietà industriale.
I RITOCCHI
Anche dal ministero guidato da Adolfo Urso, come da tutti gli altri dicasteri, partirà nondimeno la richiesta di rimodulare alcuni obiettivi del Pnrr risultati di difficile realizzazione. Ritocchi da fare in fretta per non perdere la finestra del nuovo quadro temporaneo per gli aiuti di Stato proprio per il sostegno alla produzione di tecnologie net zero.
Tra i capitoli da rivedere i 200 milioni di euro per il programma Horizon Europe, sovvenzioni destinate a progetti di ricerca sull’elettronica e la transizione green. Da qui il governo potrebbe attingere per spostare risorse sugli investimenti e le agevolazioni green per le imprese. Europa permettendo, ovviamente.
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Il Messaggero