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«Mettere al sicuro il Pianeta», guidando «il cambiamento» per «per migliorare la nostra condizione di vita». In un passaggio del discorso di fine anno del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, è possibile leggere una delle priorità che l'Italia dovrà affrontare in questo 2023 appena iniziato: la questione climatica. Posto che la prima azione riguarda necessariamente la riduzione dell'impatto ambientale, bisogna ora dedicare maggiore attenzione all'adattamento a quei fenomeni naturali che, a causa dell'innalzamento delle temperature, sferzano con più forza e spesso provocano devastazione in una Penisola molte volte inerme dinanzi alle catastrofi naturali. Una situazione non più accettabile.
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Pnacc, cosa è e come funziona
Tant'è che sull'onda lunga della tragedia di Ischia del 26 novembre scorso, appena prima che il 2022 finisse, il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica ha finalmente pubblicato sul suo sito il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (Pnacc). Ha cioè iniziato a porre fine ad un'insesatezza che vedeva circolare una bozza, mai ufficialmente adottata, fin dal 2016. Un centinaio di pagine che, in attesa che il governo le approvi (si stima entro il prossimo marzo, su pressing dei ministri Pichetto Fratin e Musumeci), individuano i rischi futuri e le 361 misure - piuttosto generiche al momento - necessarie a preparare il Paese e ridurre al minimo i danni causati dal cambiamento climatico. Basti pensare che, dati Legambiente alla mano, nel 2022 sono aumentati del 55% gli eventi estremi: sono stati 310 e hanno provocato danni ingenti e 29 morti. Siccità, grandinate, trombe d’aria e alluvioni sono i fenomeni con l’incremento maggiore.
IL PIANO
Il Pnacc, quindi, è diviso in tre capitoli principali.
LE MISURE
Per quanto le misure appaiano come piuttosto numerose, al momento (al pari delle versioni precedenti mai approvate) si tratta di poco più di best practice. E quindi, ad esempio, per l'agricoltura si invita all'«adozione di tecniche agronomiche a ridotto impatto ambientale per: difesa e gestione del suolo, uso sostenibile della risorsa idrica», mentre per il dissesto geologico, idrologico ed idraulico al «miglioramento del monitoraggio delle sollecitazioni meteoriche a scala temporale fine». Oppure per gli insediamenti urbani alla «Mappatura degli immobili e delle aree soggette a rischio adeguando i piani esistenti con esplicita inclusione del rischio climatico».
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