Taglio alle pensioni delle vittime delle leggi razziali? L'allarme si è ridimensionato dopo le precisazioni di Quirinale e governo. Ma da cosa nascono le...
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Più precisamente, l'articolo 26 dispone appunto i tagli rinviando per la ripartizione precisa a un elenco allegato. Qui i i risparmi vengono suddivisi tra i vari dicasteri, con quello dell'Economia che fa la parte del leone. Tra i programmi di bilancio del Mef che vanno ridotti c'è anche il 14.3 "Sostegno in favore di pensionati di guerra ed assimilati, perseguitati politici e razziali": la decurtazione è di 50 milioni. Si tratta di un fondo che serve a pagare principalmente le pensioni di guerra, all'interno del quale rientrano anche i non molti beneficiari di assegno per le persecuzioni razziali: un trattamento originariamente riconosciuto, per una legge del 1955, a chi era stato politicamente perseguitato dal fascismo e poi esteso dal 1986 agli ebrei che avevano subito le leggi razziali.
Il fondo viene ridotto di 50 milioni, una scelta che già nelle prime bozze del provvedimento era stata informalmente giustificata, insieme agli altri interventi, come "pulizia di bilancio". Il concetto è che siccome i percettori di questi trattamenti sono sempre meno per ovvi motivi anagrafici, le specifiche dotazioni finanziarie possono ragionevolmente essere ridotte. Nel decreto ci sono altri tagli, sia pure per importi piccoli, a voci sensibili come l'istruzione o l'ambiente. La norma prevede comunque la possibilità per i ministeri interessati di rimodulare entro 20 giorni i risparmi all'interno del proprio bilancio, spostandoli quindi su altre poste.
Va ricordato in ogni caso un punto importante: qualsiasi intervento sul bilancio dello Stato non può intaccare le prestazioni a cui un cittadino ha diritto per legge. Quindi anche le pensioni alle vittime delle leggi razziali verranno comunque pagate ai beneficiari, indipendentemente dal modo in cui il governo si organizza dal punto di vista contabile per fare fronte a questo obbligo.
Rassicurazioni dal Quirinale e dal governo sugli effetti della riduzione del fondo erano già pervenute all'Ucei in mattinata. L'Unione delle Comunità ebraiche italiane, prendendo atto «di tali opportune precisazioni», aveva sottolineato di proseguire nel proprio impegno per semplificare la procedura prevista oggi dalla legge e per la risoluzione dei casi tuttora pendenti e in attesa di riconoscimento di benemerenza dai perseguitati. «La giustizia nei confronti di coloro che ebbero a soffrire delle persecuzioni - si sottolineava ancora nella nota - deve restare un cardine del nostro ordinamento e della nostra democrazia e il miglior modo di onorare una Memoria viva e consapevole».
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Il Messaggero