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Il futuro del Pd passa per l'assemblea del 13 e 14 marzo durante la quale - ma quasi solo in teoria - potrebbe emergere anche il rientro per acclamazione di Nicola Zingaretti a segretario del partito. In realtà l'ipotesi più gettonata è quella che venga eletto un nuovo segretario "traghettatore" che accompagni il partito al congresso. E’ già successo dopo Veltroni (il ruolo fu assegnato a Franceschini), dopo Bersani (Epifani) e dopo Renzi (Martina). In tutti questi casi, però, all'orizzonte non c'erano passaggi "pesanti" come le amministrative di ottobre che eleggeranno i sindaci delle sei le maggiori città e soprattutto l'elezione del nuovo capo dello Stato alla fine del gennaio 2022.
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In vista del congresso
In più oggi quasi tutti i Dem di peso chiedono non un congresso ordinario ma un'assise costituente, che ridefinisca l'identità del Pd sapendo tutto quello che il governo Draghi riuscirà a realizzare sarà la base per tutte le scelte a partire da quella più importante: stare dalla parte dei riformisti o di chi punta a un partito di sinistra "classica".
Per i maggiorenti del partito il nodo da sciogliere subito è quello di eleggere un segretario "figlio" dell'attuale maggioranza Zingaretti-Franceschini oppure un segretario “unitario” che apra almeno a Base riformista, la corrente di Guerini e Lotti. L'elezione di Andrea Orlando escluderebbe Base Riformista dall'intesa, mentre una figura come quella di Roberta Pinotti (vicina a Franceschini e Fassino) forse potrebbe favorire un accordo largo. Un altro nome che circola con insistenza è quello di Graziano Delrio ma una donna avrebbe un consenso maggiore (oltre a Pinotti molti fanno il nome di Debora Serracchiani) per eliminare quella prevalenza maschile emersa in occasione della scelta dei ministri del governo Draghi.
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