Pd, lite sulle petizioni anti-Salvini. E Renzi ritira la sua

Pd, lite sulle petizioni anti-Salvini. E Renzi ritira la sua
E nel Pd esplode la guerra delle petizioni. Pensate per chiedere le dimissioni di Matteo Salvini da ministro, diventano un nuovo terreno di scontro interno fra i dem. Matteo Renzi...

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E nel Pd esplode la guerra delle petizioni. Pensate per chiedere le dimissioni di Matteo Salvini da ministro, diventano un nuovo terreno di scontro interno fra i dem. Matteo Renzi annuncia polemico lo stop alla raccolta di firme promossa dai suoi Comitati civici, che era entrata di fatto in contrasto con l'altra in corso alle Feste dell'Unità, lanciata in un secondo tempo dal segretario Nicola Zingaretti.


«Non cadiamo nel ridicolo, mettiamo fine alle polemiche», dice l'ex premier, che però nota «un'ossessione» per il «Matteo sbagliato». «Discussioni ridicole», interviene la vicesegretaria dem Paola De Micheli, «gli avversari sono fuori». Intanto Salvini se la ride. «Sono geniali», ghigna sui social. Il fuoco alle polveri dem lo dà Carlo Calenda, che su Twitter scrive provocatorio: «Con 15 minuti di duro lavoro ho fuso le due petizioni per le dimissioni di Salvini. Che ne dite Matteo Renzi, Paolo Gentiloni, Nicola Zingaretti, facciamo questo sforzo di unità? Daje».

Prima l'eurodeputato aveva scritto: «La questione è semplice: vogliamo sfiduciarci tra di noi, vogliamo sfiduciare Salvini o vogliamo sfiduciare i nostri elettori? Terzo obiettivo quasi completato». Apriti cielo. «Abbiamo raccolto in due giorni più di trentamila firme - scrive Renzi su Fb -. Oggi ci viene detto che la raccolta firme va bloccata, sostituita o unita a quella improvvisamente annunciata dalla segreteria Pd. Avverto forte il rischio di cadere nel ridicolo. E per questo stoppiamo subito la raccolta e così evitiamo ogni polemica».

Ma il senatore non rinuncia a ricordare ancora una volta che a suo avviso si é perso troppo tempo per la mozione di sfiducia a Salvini, slittata a settembre. Renzi cita poi il suo mancato intervento al Senato sul caso Lega-Russia e le presunte aperture al M5S. Tutti 'casus bellì tra maggioranza Pd e renziani che hanno portato alla querelle di oggi. «Diciamo che il tormentone di agosto non può essere il derby sulla raccolta firme - sostiene l'ex segretario -. Mentre Salvini e Di Maio combinano danni, che si fa? Si continua a litigare all'interno? Ma dai. Se il gruppo dirigente del Pd ha cambiato idea e adesso finalmente vuole la sfiducia meglio. Noi blocchiamo la nostra raccolta di firme, spero che altri blocchino le loro ossessioni ad personam».


Ma non è finita. Quasi in contemporanea Calenda twitta: «Sono basito dall'astio nelle risposte dei membri dei Comitati di azione civile. Mi pare chiaro che la priorità non è sfiduciare Salvini ma sfiduciare chiunque non sia Renzi». A quel punto interviene la vicesegretaria del partito Paola De Micheli: «Basta con queste discussioni ridicole sulle firme. Più siamo meglio è, più firme ci sono meglio è, più si dice la verità meglio è. Nessuno impedisce o ha impedito nulla a nessuno. Gli avversari sono fuori di noi». Ma Salvini se la ride: «Il Pd, dopo anni di disastri, pretenderebbe di cacciare la Lega con una raccolta firme (e litigano pure). Geniali, no?».
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Il Messaggero