Pisa dedica al centenario della Marcia su Roma una grande mostra di fotografie dell'epoca

Pisa dedica al centenario della Marcia su Roma una grande mostra di fotografie dell'epoca
In vista del centenario della Marcia su Roma, Pisa dedica a questo evento una grande mostra. L’esposizione Immagini dal Ventennio. Pisa e il regime fascista...

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In vista del centenario della Marcia su Roma, Pisa dedica a questo evento una grande mostra. L’esposizione Immagini dal Ventennio. Pisa e il regime fascista (1922-1943) nasce grazie alla Fondazione Palazzo Blu che ha acquisito il Fondo Allegrini, un deposito di migliaia di fotografie (stampe, pellicole, lastre). Guido, il figlio del fondatore dell’omonima ditta familiare, l’aveva costruito dirigendo il suo obiettivo verso tutti gli aspetti della vita pubblica pisana, in particolare dalla seconda metà degli anni Venti alla metà degli anni Quaranta del Novecento. 

Ha infatti riprodotto le mobilitazioni di massa organizzate dal Partito fascista (battaglia del grano, autarchia, oro alla patria, raccolta del ferro); gli eventi celebrativi del regime e dei suoi gerarchi; i riti del culto del littorio come le cerimonie della pietà cattolica; gli avvenimenti sportivi e quelli di costume, a partire dal Gioco del ponte riattivato nel 1935; la ristrutturazione urbanistica e architettonica della città; le distruzioni provocate dai bombardamenti del 1943. Allegrini mostra poi particolare attenzione alle apparizioni pubbliche della famiglia reale, che, trascorrendo nella tenuta di san Rossore alcuni mesi all’anno, partecipa frequentemente alle vicende cittadine. Si è così accumulata una ricca documentazione in grado di fornire una straordinaria testimonianza visiva di quanto accadeva durante il Ventennio a Pisa, specchio peraltro della vicenda dell’intero Paese.

 

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Palazzo Blu ha colto nella ricorrenza centenaria della marcia su Roma (1922-2022) una buona occasione per rendere noto questo prezioso patrimonio culturale. In effetti l’anniversario ha visto lo sviluppo di molteplici iniziative volte a gettare luce su protagonisti, momenti e luoghi cruciali dell’Italia fascista. Raramente, però, ci si è chiesti come fosse la vita concreta di una città di provincia. La mostra risponde a questa domanda, ma presenta un motivo ulteriore di interesse. In quel periodo Pisa assume un ruolo tutt’altro che secondario. Vede infatti intrecciarsi vicende locali con processi nazionali e internazionali. 

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L’esposizione testimonia chiaramente questo intreccio. Non documenta solo la presenza di esponenti di punta del regime (il filosofo Giovanni Gentile, direttore della Scuola normale superiore; Guido Buffarini Guidi, che, dopo essere stato sindaco e podestà di Pisa, diventa il potente sottosegretario agli Interni; il ministro Giuseppe Bottai, protagonista della nuova Scuola di perfezionamento in Scienze corporative; il ministro degli Esteri e genero del Duce Costanzo Ciano). Né attesta semplicemente l’opera di grandi imprenditori come il conte Gaetano Marzotto. Testimonia anche le ricadute pisane della proiezione planetaria del fascismo, mostrando la visita di rappresentanti degli alleati di Mussolini: nazisti, franchisti, giapponesi, esponenti del Manciukuò.

La mostra attinge ai materiali in base a due criteri di selezione: la qualità estetica dell’istantanea e la capacità di un’immagine di collegare la storia locale agli svolgimenti generali dell’epoca. Non pretende di prospettare una ricostruzione esaustiva di quel momento storico. Ovviamente per il limitato numero di immagini esposte rispetto a quelle presenti nell’archivio. Ma soprattutto perché Allegrini, chiamato a scattare fotografie destinate a rendere visibili sulla stampa i successi del regime, si sofferma solo su alcuni dei suoi aspetti: la capacità di riplasmare le forme della vita collettiva; l’efficacia nell’occupazione delle istituzioni, a partire da quelle universitarie; la teatrale gestione degli spazi pubblici; la politicizzazione dei riti sociali; l’attenzione alla promozione dell’economia e di un primo welfare sociale; il rinnovamento urbanistico; il consenso ottenuto dalle autorità ecclesiastiche e dalla popolazione. 

Il visitatore potrà però trarre dal percorso espositivo qualcosa di più dell’immagine che il fascismo intendeva dare di sé. Attingendo a altre testimonianze visive, in particolare quelle riprodotte sui totem, la mostra permette infatti di cogliere l’altro volto del fascismo: violento, liberticida, repressivo, manipolatorio. Inoltre, al di sotto di aspetti inediti e curiosi della specifica realtà pisana e dei suoi collegamenti con le vicende nazionali e internazionali, si percepiscono anche le dinamiche di una società che partecipa, senza apparenti problemi, alla costruzione di uno Stato totalitario, bellicista, razzista, antisemita. Allegrini, indugiando con i suoi scatti sulle tragiche rovine della guerra, ne documenta l’inevitabile esito. 

L’esposizione è stata curata da un comitato scientifico composto da studiosi particolarmente esperti del periodo fascista. I suoi componenti sono anche autori di una pubblicazione che accompagna la scelta delle più significative fotografie esposte con agili saggi. I contributi ripropongono la struttura del percorso espositivo: ad un’introduzione generale seguono le sezioni dedicate al Partito fascista; all’Università; alla monarchia; alla Chiesa; all’architettura e all’urbanistica; all’economia e alla società. Sono pensati per facilitare al visitatore una piena contestualizzazione storica delle immagini.


 


 

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Il Messaggero