OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
I carabinieri hanno arrestato l'ex consigliere comunale di Palermo di Fratelli d'Italia Mimmo Russo. L'esponente politico, storico referente dei precari palermitani, è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, voto di scambio politico-mafioso, concorso in estorsione aggravata e concorso in corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio. L'inchiesta è stata coordinata dalla Dda di Palermo guidata dal procuratore Maurizio de Lucia. Insieme all'esponente di Fdi sono indagati Gregorio Marchese, definito dal gip la «costola» del politico e figlio dello storico killer della famiglia mafiosa di Corso dei Mille, Filippo Marchese, e il consulente d'azienda Achille Andò. Per entrambi, accusati a vario titolo di corruzione ed estorsione, sono stati disposti i domiciliari. L'indagine è stata condotta dai carabinieri.
L'indagine
L'indagine che oggi ha portato all'arresto per mafia e voto di scambio dell'ex consigliere comunale di Fdi Mimmo Russo nasce da alcune intercettazioni a carico di un gruppo imprenditoriale impegnato nella realizzazione di due centri commerciali. È emersa così l'esistenza di un comitato d'affari che si stava occupando della costruzione a Palermo, nel quartiere Roccella, di un ipermercato.
I pentiti
Sono una decina i pentiti che accusano Mimmo Russo, l'esponente di Fdi arrestato oggi tra l'altro per concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio politico mafioso. Dichiarazioni pesanti che vengono da ex mafiosi di diversi mandamenti palermitani: dallo Zen, dove Russo avrebbe stretto un patto elettorale col boss Sandro Diele, al Borgo Vecchio dove l'ex consigliere comunale, secondo i collaboratori, vantava rapporti con Salvatore Cucuzza I pentiti raccontano che Russo pagava a Cosa nostra le preferenze con denaro, buoni di benzina, posti di lavoro. Di Russo parla ad esempio Fabio Manno: «Tutto il Borgo dava i voti a Mimmo Russo perché lui prometteva i posti di lavoro», racconta il pentito. E Salvatore Giordano dello Zen riferisce che il candidato si era offerto di pagare la festa del quartiere in cambio dell'appoggio elettorale, salvo poi tirarsi indietro lamentando che nessuno aveva sostenuto la sua candidata. «E un politico che fa avere posti di lavoro, promette posti di lavoro», ha spiegato Giordano. E ancora Francesco Chiarello rivela che l'ex consigliere comunale metteva a disposizione dei mafiosi per l' affidamento in prova alternativo al carcere il suo Caf. Circostanza confermata dal pentito Antonino Siragusa che della disponibilità del Caf di Russo ha approfittato riuscendo a uscire dal carcere. «Lui dava un tot di soldi oppure di buoni benzina e loro li dividevano a qualche persone per fargli dare il voto», dice Siragusa di Russo.
Leggi l'articolo completo suIl Messaggero