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Quote nazionali ponderate per l’accoglienza dei migranti, superate le quali attivare la solidarietà europea in soccorso ai Paesi, come l’Italia, più esposti ai flussi. Un concetto dinamico che ricomprende sì la ridistribuzione dei richiedenti asilo, ma solo su base volontaria e ad opera di quegli Stati che si renderanno disponibili, e vi affianca come alternative «altri tipi di interventi», ad esempio «contributi finanziari» ai Paesi di frontiera.
Migranti, l'accordo
È l’ipotesi sul tavolo dei governi dei Ventisette per sbloccare lo stallo sulla riforma delle regole Ue sulla migrazione e l’asilo e mettere al sicuro un accordo prima delle elezioni europee del prossimo anno. Ma la novità, stavolta, sta tutta nella definizione, secondo criteri oggettivi, delle soglie per stimare «la capacità adeguata» di ogni Paese nell’accogliere i migranti, senza lasciare spazio a dubbi o interpretazioni, e stabilendo un «tetto annuale» che non andrebbe oltrepassato. Il principio è ancora «oggetto di discussione», e - si apprende a Bruxelles - solo la settimana prossima i contorni potranno essere definiti meglio e discussi in preparazione della ministeriale dei titolari dell’Interno dell’8 giugno in Lussemburgo. Ma l’idea di concordare delle quote (che verrebbero applicate anche alle procedure di identificazione alle frontiere che fa scattare l’obbligo di registrare i migranti lì dove arrivano) starebbe prendendo corpo nelle stanze del Justus Lipsius, la sede del Consiglio dove si riuniscono i rappresentanti degli esecutivi Ue.
Il compromesso
In nessun caso, però, la proposta svedese riporta in vita le ridistribuzioni obbligatorie su cui si è spaccata l’Europa nello scorso decennio e su cui giovedì era intervenuta la stessa ministra della Migrazione Maria Malmer Stenergard per sgombrare il campo dagli equivoci alla luce del no secco, in particolare, della Polonia: «I ricollocamenti obbligatori non sono né saranno nella nostra proposta». Insomma, verosimile pensare che tanto Varsavia quanto Budapest preferiranno versare contributi finanziari anziché accogliere migranti, mentre un’apertura di massima ai ricollocamenti ordinati potrebbe essere espressa da Parigi e Berlino.
L’obiettivo della Svezia è accelerare nella ricerca del compromesso tra i Ventisette e definire la posizione dei governi sul Patto Ue per la migrazione e l’asilo già a giugno. In modo da cominciare i negoziati con il Parlamento europeo senza ritardi e puntare all’adozione della riforma entro la primavera prossima, alla vigilia della fine dell’attuale legislatura europea.
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Il Messaggero