Romano Prodi dalla sua piazza Maggiore, teatro di ogni snodo della sua carriera politica, si è ripreso il ruolo di padre nobile del centrosinistra: che avverte,...
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E questi problemi sono, innanzitutto, i conti pubblici del paese che dovranno trovare una composizione, in autunno, nella legge di bilancio: «La situazione economica è al di là di ogni immaginazione, perché il debito cresce sempre di più, siamo in una situazione fuori controllo sul debito e le decisioni prese ci fanno spendere ancora di più». Se ai due maggiori azionisti del governo ha riservato le parole più dure («in Europa o chiedono scusa o otterranno poco o nulla»), non è stato tenero nemmeno con i giovani esponenti della sua area politica. In particolare con Renzi che in mattinata, a pochi passi da piazza Maggiore, era tornato ad attaccare il suo avversario di sempre Enrico Letta, dicendo che era più popolare nelle redazioni dei quotidiani che nelle cancellerie europee.
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«Enrico Letta ha la stima di tutti in Europa - ha detto - avere il ruolo di preside a SciencesPo significa qualcosa. Poi basta fare questi attacchi personali: se vogliamo affrontare noi le curve che dobbiamo affrontare dobbiamo avere ampiezza e solidarietà che ci permette di avere con noi il popolo italiano». Perché adesso, infatti, secondo Prodi, è arrivata l'ora di radunare le forze per creare un'alternativa. «Non ho la minima idea del tipo di scontro che avverrà e delle macerie che saranno a terra - ha detto - lasciamo che si depositi la polvere e poi prendiamo le decisioni. Bisogna ricreare una coalizione riformista che rimetta a posto il paese. Contro Berlusconi, che aveva molta più forza, abbiamo vinto ricreando ottimismo». Il modello da seguire, secondo il Prof, è quello. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero