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Essere determinante nella partita Quirinale (Marta Cartabia for President?) dove la sua pattuglia di deputati e senatori peserà, e non poco. Ma prima, fare un po’ da ago della bilancia nel voto amministrativo. E queste sono le prime due partite di Matteo Renzi. La terza, la più importante, quella in cui si giocherà la sopravvivenza o meno di Italia Viva, è nel 2023.
O Renzi riuscirà a presentarsi alle elezioni politiche con un raggruppamento di centro comprensivo di parte di Forza Italia e attrattivo per quel mondo liberale e riformista sparpagliato tra Bonino e Calenda - ma i rapporti di Matteo con entrambi sono difficili - oppure il vero progetto che ha in testa l’ex premier, quello di essere in piccolo il Macron italiano che spariglia e innova, non riuscirà e Renzi nella prossima legislatura rischierà di essere poco influente.
«Guardate che ho sette vite», dice Matteo agli amici che ogni tanto, timidamente, provano a dubitare dei suoi progetti. Quello nuovo si chiama Primavera delle idee - verrà supportato dal libro che Renzi sta finendo si scrivere e con cui girerà l’Italia in tour nei prossimi mesi - e consiste in questo stando a quanto il leader spiega ai suoi tra un viaggio all’estero e l’altro: «Porre questioni di merito, proporre innovazioni e temi al governo Draghi, essere costruttivi per l’Italia». I sondaggi starebbero premiando questa strategia, come dimostra la super media di Youtrend in queste ore: in due settimane Italia Viva è passata dal 2,4 al 3,1 per cento.
Dunque quel «resto in Italia Viva» detto oggi nell’intervista al Messaggero va inteso anche, o soprattutto, come intenzione di non rientrare nel Pd, ora che alla guida c’è Enrico Letta, da lui detronizzato nel 2014 da Palazzo Chigi, e che però Renzi dice di preferire per cultura e per approccio Nicola Zingaretti.
Una certa impazienza o diffidenza per il modo in cui Letta sta scegliendo gli interlocutori con i quali incontrarsi e confrontarsi, da Calenda a Conte, Renzi la sente. Si sarebbe aspettato dal nuovo segretario Pd un minore entusiasmo, invece Letta ha parlato addirittura di voler costruire «un’avventura affascinante», nei confronti del movimento 5 stelle. Sta di fatto che «al momento non è fissato alcun incontro con Letta», dice Renzi e aggiunge al nostro giornale: «Non ho alcun problema personale a incontrarlo. Ci farà sapere lui».
Nessuna chiusura insomma al rapporto con il Pd. Anche la condivisione, se è possibile, di qualche candidato sindaco e la richiesta, da parte della Boschi, di avere in corsa almeno in una città di quelle in cui si vota a ottobre di un aspirante primo cittadino con casacca Italia Viva sostenuto dai dem. Occhio a Bologna. Italia Viva sarebbe pronta a sostenere con il Pd la candidatura di una donna: o l’europarlamentare dem Elisabetta Gualmini o la sindaca di San Lazzaro, Isabella Conti. Riuscirà la trattativa amichevole? Sennò, si potrebbe realizzare un altro piano, ma di tipo aggressivo nei confronti del Pd e magari anche distruttivo per quel partito che potrebbe in questo caso perdere Bologna la sua città simbolo. Ovvero? Una grande alleanza centrista - ma perché no, dicono alcuni, perfino aperta anche alla Lega - sul casiniano Galletti, ex ministro molto conosciuto e radicato a Bologna e possibile nuovo Guazzaloca, e in questo cartello Italia Viva si mescolerebbe non al centro sinistra ma al civismo e al centrismo e il rischio che il Pd resti al palo c’è ed è forte.
Ecco, Italia Viva è piccola ma potenzialmente distruttiva per i dem. Quindi va presa con le molle, come dicono al Nazareno, dove Renzi è amato al minimo. Matteo teme che con i grillini il nuovo segretario dem voglia in fondo zingarettare, sia pure con un altro passo o con un altro stile del predecessore, in vista delle elezioni amministrative d’autunno. Perciò a Roma il leader italovivista ha subito messo uno stop: guai a fare accordi, anche sottobanco, cioè per il secondo turno, con la Raggi. Renzi vuole stare nel centrosinistra allargato insomma, purché non ci siano i grillini. E questo paletto, che vale per le amministrative, varrà ancora di più per le politiche del 2023. Il vero terno al lotto di Matteo. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero